Bruxelles – “Tutte le nostre azioni avvengono sotto la guida del Centro italiano di coordinamento per il salvataggio in mare a Roma (Mrcc)”. Lo hanno sostenuto in coro i rappresentanti di SoS Méditerranée, Life Boat e Save the Children, alcune delle principali Ong impegnate nel soccorso dei migranti nel Mediterraneo, nel corso di un’audizione tenutasi oggi al Senato. Le Ong hanno risposto così agli attacchi di Frontex, dopo le accuse di favorire i trafficanti libici aiutando i migranti che li chiamano via telefono a loro rivolte la scorsa settimana dal direttore dell’Agenzia per la Guardia costiera e di frontiera europea, Fabrice Leggeri.
“Se una nave si trova in difficoltà, noi informiamo il Centro di coordinamento italiano e aspettiamo le loro indicazioni. Sta poi al Centro stabilire quale sia la nave più adatta a fornire aiuto”, ha spiegato nel corso dell’audizione Sophie Beau, co-fondatrice di Sos Mediterranee, aggiungendo: “Spesso lavoriamo in stretta cooperazione con altre navi chiamate dall’Mrcc nelle operazioni di soccorso”.
Non sono quindi le Ong a decidere quando e dove intervenire, hanno sottolineato i relatori, smentendo con forza la voce che le vedrebbe spingersi fino alle acque territoriali libiche per salvare i migranti. “Restiamo sempre nelle acque internazionali e non entriamo mai nelle acque internazionali libiche, questo è chiarissimo”, ha ribadito Beau. Una puntualizzazione ripetuta anche da Valerio Neri, amministratore delegato di Save the Children Italia: “Questa accusa è assolutamente falsa, noi andiamo dove la guardia costiera ci manda. Non mi risulta che abbiamo fatto soccorsi nelle acque libiche”.
Le Ong hanno inoltre negato qualsiasi aiuto fornito, anche indirettamente, ai trafficanti di migranti che operano sulle coste libiche mettendo in mare le persone che cercano di raggiungere l’Europa attraverso il Mediterraneo. “Accuse antipatiche” secondo Neri, che ha ribadito come “Save the Children rispetti sempre il diritto marittimo nelle sue operazioni di soccorso”. “Non abbiamo mai ricevuto chiamate da migranti o trafficanti. Neghiamo con fermezza queste accuse, anzi siamo i primi a condannare il traffico di esseri umani che si svolge in Libia e mette a repentaglio tante vite umane”, ha affermato a sua volta la rappresentante di Sos Mediteranee, negando inoltre di ricevere alcun fondo pubblico dallo Stato italiano.
Un’altra accusa alle Ong spesso emersa nel dibattito pubblico, e ripresa anche da Frontex, è quella di agire cioè come “fattore di attrazione” (‘pull factor’). Anche su questo punto le Ong presenti oggi al Senato hanno respinto le “illazioni” al mittente. “Se siamo un pull factor? Non penso proprio, la gente scappa dalla guerra e dalla disperazione”, ha risposto Beau alle domande polemiche di alcuni senatori, su tutti Paolo Romani, capogruppo di di Forza Italia.
Il vero punto, secondo le Ong, è evitare che i migranti partano verso l’Europa: “Noi per primi vorremmo che questa gente stesse a casa sua, ma se ciò non succede prendiamo qualsiasi barca e cerchiamo di tirarli fuori dall’acqua”, ha sintetizzato Neri, ricordando che “noi non facciamo politica, siamo solo un’organizzazione umanitaria”.
Infine, un altro dei problemi emersi nel dibattito al Senato è il sistema di Dublino, che stabilisce nello Stato membro di primo approdo quello responsabile delle richieste di asilo di chi sbarca in Europa. Sulla questione Save the Children è stata particolarmente critica: “E’ evidente l’ipocrisia europea”, ha detto Neri, “abbiamo chiesto varie volte una modifica, ma evidentemente agli altri Stati dell’Ue va bene lasciare tutto il carico del soccorso al territorio italiano. Ci preoccupa la situazione dei minori, che per primi sono colpiti da queste regole”.