Roma – Mentre il governo lavora alla manovra correttiva da 3,4 miliardi richiesta all’Italia dall’Ue, il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, ribadisce l’intenzione dell’esecutivo di mettere in discussione le regole di bilancio europee. Intervenendo a un incontro organizzato a Roma da Febaf (Federazione banche assicurazioni e finanza) con le sue omologhe dei paesi fondator i della Cee, Gozi ha indicato la necessità di “aprire una riflessione seria sul Fiscal Compact” e di individuare soluzioni che consentano di accelerare la crescita economica, come quella di scorporare le spese per investimenti dai vincoli del Patto di stabilità e crescita. Si tratta di adottare la cosiddetta “golden rule”, che per il sottosegretario “oggi è possibile”, perché “il Piano Juncker finalmente individua i criteri per considerare un certo tipo di spesa pubblica come un investimento” da tenere fuori dalle regole di bilancio.
Gozi ha fatto proprio l’appello che le organizzazioni della finanza hanno sottoscritto, sulla scia della dichiarazione dei 27 capi di Stato e di governo il 25 marzo scorso, per stimolare la riflessione sul futuro dell’Ue. I finanzieri dei sei Paesi che hanno dato il via alla costruzione dell’attuale Ue chiedono una maggiore integrazione, il completamento dell’Unione bancaria e la realizzazione dell’Unione del mercato di capitali. Tutti elementi che per Gozi sarebbero comunque insufficienti, e “non sarebbero neppure accettabili per i cittadini”, se nel frattempo non si procedesse anche alla costruzione “dell’Unione sociale europea”. Ecco perché l’esponente dell’esecutivo ha apprezzato il passaggio della dichiarazione delle associazioni della finanza che invoca non solo “l’integrazione economica” ma anche quella “sociale” dell’Europa. Il documento, nelle prossime settimane, verrà sottoposto alle associazioni di categoria degli altri 21 Paesi membri dell’Unione europea per cercare la convergenza su una posizione comune.
In mattinata, prima dell’incontro tra le organizzazioni di categoria dei 6 paesi fondatori, i rappresentanti dell’italiana Febaf e della francese Paris Europlace hanno avuto un confronto più stretto, nel corso del quale hanno sottoscritto un documento che indica “cinque priorità per l’Europa”. In primo luogo chiedono che si rafforzi “l’attrattività delle piazze finanziarie continentali”. Poi sono convinti si debba “accelerare l’Unione dei mercati di Capitali”, un punto sul quale, per il presidente dei Febaf Luigi Abete, “siamo molto indietro” e invece “bisogna passare dalle belle dichiarazioni di intenti ai fatti concreti”. Allo stesso modo si deve “completare l’Unione bancaria”, prosegue il documento italo-francese. Poi è indispensabile “ridurre la sovraregolamentazione in materia finanziaria”. Infine, con riferimento all’attivazione della Brexit, le comunità finanziarie di Italia e Francia chiedono “posizioni chiare, senza ambiguità di interpretazione e che rispettino l’integrità del mercato unico”.
La preoccupazione, in particolare, è dovuta al fatto che, in contemporanea al divorzio tra Regno unito e Ue, “ci sarà la discussione sulla direttiva Solvency II” che definisce i criteri di solvenza degli istituti finanziari, fa notare Bernard Spitz, presidente della Federazione francese delle assicurazioni, secondo il quale “c’è il rischio che le regole vengano scritte anche da chi poi non dovrà rispettarle”.