di Gustavo Piga
Alla politica spetta una leadership che eviti di giocare con le emozioni per guadagnare consenso, ma che piuttosto elabori, in uno spirito sussidiario e solidale, politiche che facciano crescere tutta quanta l’Unione in uno sviluppo armonico, così che chi riesce a correre più veloce possa tendere la mano a chi va più piano e che chi fa più fatica sia teso a raggiungere chi è in cima.
I Padri fondatori ci ricordano che l’Europa non è un insieme di regole da osservare, non un prontuario di protocolli e procedure da seguire. Essa è una vita, un modo di concepire l’uomo a partire dalla sua dignità trascendente e inalienabile e non solo come un insieme di diritti da difendere, o di pretese da rivendicare.
Papa Francesco ai capi di Stato europei.
Sviluppo armonico. Come due ruote di una bicicletta che devono marciare allo stesso ritmo: si blocca una, si bloccano i pedali, il movimento, e la caduta è inevitabile.
Al suo interno, una comunità, di persone, di popoli, deve trovare un’armoniosa corrispondenza tra la velocità del suo sviluppo giuridico e quella del suo sviluppo sociale e politico. Se uno tira troppo senza che l’altro segua sono destinati ambedue ad un rovinoso crollo, fatto di un circolo vizioso sospinto dal declino economico e dalla crescita dei populismi.
L’armonia può essere raggiunta sia accelerando la parte più lenta del moto comune, o rallentando quella troppo veloce.
È evidente che la ruota giuridica europea sia quella che in questo decennio ha subito un’accelerazione rispetto a quella sociale-politica, con una inflazione di modifiche ai trattati che hanno radicalmente modificato, tra le altre, le regole della politica fiscale e di sostegno pubblico all’economia. Non ha fatto seguito, a questo momento di crescita della produzione normativa europea, un’analoga crescita delle istituzioni politiche europee, intese come strumenti europei di ascolto e risposta alle esigenze delle persone. Una crisi non poteva non essere l’ovvio risultato di questo scollamento.
Come restaurare tale armonia e salvare l’Europa? Ovviamente ci sono solo due modi: o si accelera la ruota lenta, o si decelera quella veloce.
Siamo pieni di europeisti che vogliono accelerare la ruota lenta. Procedendo spediti verso una maggiore unione politica, magari di pochi (ma che razza di unione è una che perde i pezzi per voglia di crescere?), magari con un unico ministro del Tesoro europeo, che possa applicare il fiscal compact da solo, da Bruxelles, senza ulteriori complicazioni dovute alla testarda resistenza dei singoli stati ancora, secondo alcuni, troppo sovrani.
Eppure chi vi scrive ha sempre chiesto che si procedesse altrimenti, rallentando la ruota veloce, quella giuridica. Che si fermasse, fino al raggiungimento di un appropriato senso europeo di comunità, l’ansia legislativa di chi vuole normare con quel «prontuario di protocolli e procedure da seguire», a cui papa Francesco guarda evidentemente con sospetto e preoccupazione.
Che si fermi dunque il maledetto fiscal compact, che cancella la solidarietà a vantaggio del pessimismo, che accresce i populismi e il declino economico e sociale. Che si restauri l’armonia tra regole e politica, prendendo tempo, fermando la normativa europea e dando tempo alla cultura dei popoli di esercitare solidarietà per ritrovare il senso di un percorso politico comune.
Se così non sarà, a breve vedremo dissolversi l’Europa.
Pubblicato sul blog dell’autore il marzo 2017.