I ‘cracker’ rischiano pene fino a 5 anni, 3 per chi controlla computer degli altri usando file maligni. Gli Stati dovranno rispondere alle richieste di aiuto urgenti massimo in 8 ore
Gli hacker europei, o meglio i cracker (termine corretto per definire i criminali informatici), rischiano di dovere pagare per i propri reati con il carcere: due anni, a volte tre, in alcuni casi fino a cinque. A stabilire la stretta per i cybercriminali è stato il Parlamento europeo, che ha approvato un direttiva, già informalmente concordata con gli Stati membri. La proposta impone ai Paesi Ue di fissare termini massimi di reclusione non inferiori ai due anni per una serie di reati informatici: accesso illecito o interferenza illecita a sistemi di informazione, interferenza illecita a dati, intercettazione illecita di comunicazioni o produzione/vendita intenzionale di strumenti usati per perpetrare tali reati.
Ma questi non sono i casi più gravi. Il Parlamento prevede anche pene di almeno tre anni di reclusione per l’utilizzo di “botnet”, ossia reti di computer che controllano a distanza, all’insaputa degli utenti, un numero rilevante di computer infettandoli con software maligni. Si arriva fino a cinque anni di carcere per gli attacchi ai danni di “infrastrutture critiche”, come ad esempio gli impianti energetici, le reti di trasporto e le reti governative. La stessa pena scatta se un attacco è commesso da un’organizzazione criminale o se provoca gravi danni. Solo i “casi minori” sono esclusi dalla direttiva e spetta a ogni singolo Stato membro stabilire cosa costituisce un caso di minore gravità.
A rischiare sanzioni saranno anche le persone giuridiche, come le imprese, responsabili di reati informatici commessi a loro favore. Se, ad esempio, un’azienda si serve di un hacker per ottenere l’accesso al database di un concorrente rischia sanzioni che possono arrivare all’esclusione dal godimento di benefici pubblici o alla chiusura degli stabilimenti.
Agli Stati membri spetterà essere più reattivi davanti alle richieste urgenti di aiuto: i punti di contatto designati dovranno rispondere entro un massimo di otto ore, in modo da rendere la cooperazione di polizia più efficace.
Il testo, approvato con 541 voti favorevoli, 91 contrari e 9 astensioni, dovrebbe essere adottato formalmente a breve dal Consiglio. Una volta adottata, gli Stati membri avranno due anni per recepire la direttiva nel diritto nazionale.