Il segretario generale della Nato a Bruxelles dopo la visita agli uomini della missione Kfor:
“Presto il controllo del territorio sarà lasciato nelle mani delle forze di sicurezza locali”
In Kosovo la situazione migliora sotto ogni punto di vista, e l’avvio dei negoziati per l’accesso della Serbia nell’Ue ne è la riprova. Questa la sintesi offerta dal segretario generale della Nato, sulla situazione in atto nel Paese balcanico. In conferenza stampa a Bruxelles dopo la sua visita alle truppe della Kfor, la missione Nato incaricata della sicurezza dell’area, il numero uno dell’Alleanza atlantica promuove l’operato delle autorità locali a quattro anni dalla proclamazione dell’indipendenza. “Ho visto i progressi sul campo”, premette. “Ci sono progressi in termini di sicurezza, e ci sono progressi nel mantenimento dell’ordine da parte delle forze di polizia locale”. Di ritorno dal Kosovo “posso dire che presto il territorio sarà controllato dalla forze locali”, ma la Nato – attraverso la missione Kfor – “continuerà a garantire la sicurezza sul territorio fino a quando sarà necessario”. Ancora, rileva Rasmussen, “c’è un progresso politico”, con i governi di Pristina e Belgrado impegnati nel processo di normalizzazione delle relazioni serbo-kosovare. Per questo “saluto con favore la decisione dell’Unione europea di avviare i negoziati per l’adesione della Serbia” ha affermato. Di fronte ai due Paesi ci sono ora diverse sfide. “È tempo di grandi opportunità, e perciò invito i leader di entrambe le parti a coglierle”.
La strada politica però è più tortuosa del previsto. La normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo non basta: perché un nuovo Stato possa entrare a far parte dell’Unione europea occorre che tutti i Paesi membri si esprimano a favore. Per la Serbia, al momento, l’unanimità non c’è: cinque nazioni – Spagna, Cipro, Grecia, Romania e Slovacchia – non riconoscono l’indipendenza del Kosovo e sembra difficile che l’orientamento di questi governi possa cambiare. Soprattutto per Spagna e Cipro, alle prese con le questioni basca e di Cipro Nord per cui quello kosvaro rappresenterebbe un pericoloso precedente.
R.G.
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