Bruxelles – La Turchia riaccende il fuoco – a dire il vero mai spento – delle polemiche con la Germania. Domenica il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, partecipando ad un comizio in vista del referendum sulla riforma costituzionale, ha rilasciato altre dichiarazioni pesanti nei confronti di Berlino.
Erdogan ha accusato la Germania di sostenere il terrorismo. “Grazie a Dio è stato arrestato e tu ci stai chiedendo indietro un agente terrorista”, ha detto il presidente turco parlando del corrispondente tedesco del Die Welt, Deniz Yucel. Il giornalista si trova attualmente in prigione, e per Erdogan è giusto che sia così: Yucel sarà processato da un sistema giudiziario “indipendente”. Intanto Ankara ha convocato l’ambasciatore tedesco in Turchia in seguito alla manifestazione curda contro il referendum costituzionale tenutasi domenica a Francoforte, in cui sono state sventolate bandiere del Pkk. “La Germania ha messo il suo nome in nuovo scandalo”, ha detto il portavoce presidenziale Ibrahim Kalin, ricordando che il Pkk è un “gruppo terrorista separatista”.
Ma le tensioni non finiscono qui. Tra sabato e domenica c’è stato spazio per un altro scambio al veleno tra Ankara e Berlino. La Turchia ha infatti reagito duramente alle parole del capo dei servizi segreti tedeschi, che in un’intervista al Der Spiegel ha dichiarato che “Ankara non ci ha mai convinto della responsabilità di Fethullah Gulen nel tentativo di colpo di Stato” dello scorso luglio. Il governo turco considera Gulen, membro della chiesa ed ex alleato di Erdogan rifugiato negli Stati Uniti dal 1999, il maggiore responsabile del golpe fallito. Il portavoce del presidente ha risposto dicendo che i commenti dei servizi tedeschi sono la prova del supporto al gruppo di Gulen, ai quali Ankara si riferisce come “Organizzazione terroristica gulenista” o “Feto”. “Perché li stanno proteggendo? Perché per la Germania questi sono strumenti efficaci da usare contro la Turchia””, ha sostenuto Kalin alla Cnn turca.
La Germania non ha risposto alle ultime provocazioni turche, ma in un’intervista che uscirà martedì sul quotidiano Passauer Neue Presse il ministro degli esteri Sigmar Gabriel ha detto che Erdogan “ha passato il segno” accusando Angela Merkel di pratiche “naziste“. “Siamo tolleranti, ma non siamo degli imbecilli” ha sottolineato Gabriel aggiungendo “di aver fatto sapere molto chiaramente al mio omologo turco che con quelle dichiarazioni è stato oltrepassato un limite”. Erdogan non sembra ancora aver recepito il messaggio: “Lasciamoli provare e poi blocchiamoli. Che siano tedeschi, olandesi, austriaci, svizzeri, belgi, danesi o chiunque altro, sappiate che il vostro presidente è inflessibile e continuerà a esserlo”, ha detto domenica in un comizio il presidente turco.