Roma – Non può esistere “un’uscita ordinata dall’euro, perché sarebbe un’uscita traumatica e disastrosa e sta a noi evitarla”. Intervenendo a un convegno dell’Ispi, a Milano, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco esclude che un eventuale abbandono della moneta unica, prefigurato in Italia dal Movimento 5 Stelle o dalla Lega Nord, possa essere gestito senza traumi.
Visco condanna l’incapacità dei Paesi europei di “procedere insieme” lungo il percorso dell’integrazione. Il maggior ostacolo, indica, “è la mancanza di fiducia tra i principali Paesi, e in questo momento in particolare la mancanza di fiducia tra noi italiani e i tedeschi”. A suo avviso, “non è possibile fare una politica monetaria unica in queste condizioni”, eppure servirebbe “una capacità di bilancio comune” e “qualcuno che gestisca questo a livello sovranazionale”, riferimento a un ministro del Tesoro europeo.
Anche il debito sovrano andrebbe integrato. Tuttavia, il nostro “è il 130% del Pil, quello tedesco è al 70%”, ricorda arrotondando un po’ il governatore, e quindi “i tedeschi non vogliono mettere insieme questi debiti”, sebbene un’unione di bilancio abbia “bisogno di un debito comune”. Se la Germania non si fida, “giustamente”, è per “l’incapacità del nostro Paese di fare i compiti per capire come crescere di più e meglio”. È per questo che finora l’Italia non è riuscita a rispettare gli obiettivi fissati con l’ingresso nell’euro (tra i quali un rapporto debito/Pil al 60%), ha spiegato Visco, “non perché ci sia stata una politica di bilancio folle”, anche se non è stata neppure “brillante”. Ora, per riconquistare fiducia l’Italia deve dimostrare di voler ridurre il debito, perché “se non si risolve il problema debito non credo sia possibile affrontare il tema del bilancio comune”.
Per l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta, anche lui intervenuto in videoconferenza da Parigi, “l’Italia non deve guardarsi l’ombelico senza rendersi conto che il treno dell’Europa sta per ripartire”, e quando lo farà, aggiunge, il nostro Paese “non deve attardarsi ma deve essere alla guida della locomotiva”.
Letta è convinto che la ripartenza avverrà dopo le elezioni in Francia e in Germania. Per quanto riguarda la corsa per l’Eliseo – che sono “una sorta di sliding doors per l’Europa, perché se vince Le Pen sarà la fine dell’idea europea” e “il Consiglio europeo non potrà sopravvivere” con lei a rappresentare Parigi – si augura “con tutta la forza” che succeda anche in Francia “quello che è successo in Olanda”, dove si è posto un argine all’avanzata dell’euroscettico Geert Wilders. In questo senso, una “vittoria di Emmanuel Macron darebbe una forte spinta europeista”, secondo il presidente dell’Istituto Jacques Delors.
Se l’auspicio si realizzerà, e dunque si potrà rilanciare l’integrazione europea, “le diverse velocità sono la strada giusta da intraprendere”, ritiene Letta. Per sbloccare il percorso verso un’unione più stretta, conclude, serve “un meccanismo più flessibile”, dunque “lo scenario di velocità differenziate è fondamentale per l’Europa di domani”.