Bruxelles – È scontro tra Unione europea e Consiglio d’Europa (Cde) per le linee guida con cui la Commissione consente agli Stati membri di estendere fino a 18 mesi la detenzione per i migranti. Secondo il monito lanciato dal commissario per i Diritti umani dell’organizzazione europea di Strasburgo, Nils Muiznieks, “la recente raccomandazione dell’Unione europea conduce alla violazione dei diritti umani, senza ottenere altri risultati, come ad esempio facilitare il trattamento delle richieste d’asilo o incentivare i rimpatri dignitosi”.
Il Consiglio d’Europa esorta quindi i governi a concentrarsi di più “su misure alternative e più umane, che non privino i migranti delle loro libertà e rispettino famiglie e minori”. Il commissario ritiene infatti che le nuove raccomandazioni della Commissione europea siano “preoccupanti sotto molti punti di vista. Raccomandare agli Stati di emendare le leggi in modo da consentire la detenzione fino a un massimo di 18 mesi, incoraggerà probabilmente i Paesi a usare la detenzione per periodi più lunghi” rispetto ai 12 mesi previsti attualmente. Questo, sostiene Muiznieks, sarebbe in netto contrasto con quanto ribadito dalla Corte di Strasburgo quando afferma che il periodo di detenzione “non deve eccedere quello ragionevolmente necessario per ottenere lo scopo voluto”.
Una soluzione in linea con la Convenzione europea dei diritti umani, secondo il Cde, potrebbe essere l’applicazione di una delle “numerose buone pratiche” che permettono di tracciare le persone mentre il loro status legale viene determinato. Tra queste, la confisca dei documenti e l’obbligo di presentarsi regolarmente in questura.