Bruxelles – Il tema dell’Europa a più velocità ha dominato il dibattito del secondo giorno del Consiglio europeo, quello a 27 che doveva discutere la preparazione del Vertice di Roma del 25 marzo e del rilancio del progetto europeo. Lo scenario 3 del Libro bianco della Commissione, quello che ipotizza appunto le più velocità, “è l’unico che è stato discusso alla riunione”, racconta al termine dell’incontro Jean-Claud Juncker.
“Ho notato che per alcuni colleghi è visto come introdurre una linea di divisione, una cortina di ferro tra Est e Ovest”, ha dichiarato il presidente della Commissione, negando però questa ipotesi perché “il punto di partenza di ogni scenario è che tutti i 27 Stati si muovono insieme come Unione”, poi “chi vuole fare di più lo può fare”. La realtà a velocità differenti “esiste già”, ha continuato Juncker, e non è solo la differenza tra Paesi con la moneta unica e senza: “Anche nell’Eurogruppo solo 10 Paesi su 19 sono in favore della tassa sulla transazione finanziaria” ad esempio e poi il procuratore europeo “è un’idea portata avanti da 17 Paesi, non tutti fondatori e non tutti Occidentali”. Ci sono poi diversi altri temi su cui gli Stati procedono a intensità differenti, e in tutti i gruppi ‘di testa’ “Romania e Bulgaria sono sempre presenti, a dimostrazione del fatto che non è una cosa contro i cosiddetti nuovi Stati membri”. L’esigenza dell’unità tra i 27 è stata ribadita da Donald Tusk che ha citato il proverbio secondo cui “chi vuole andare veloce va da solo, chi vuole andare lontano va insieme”.
Di una realtà “già in atto” ha parlato anche il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, secondo cui l’Unione europea è piena di dossier che “hanno livelli di integrazione e cooperazione diversi”, e questa è una “direzione di marcia necessaria perché consente, laddove ci sia intesa tra diversi Paesi per fare passi avanti di poterlo fare” e non essere frenati “perché solo uno Stato su 27 è contrario”. Ma tutto questo per il premier va fatto “nell’ambito dei trattati, e consentendo a tutti di aderire”. Per Gentiloni in questo processo non c’è nessuna “logica di esclusione”, e ha assicurato: “Non è una scelta di 4/5 Paesi contro altri, quelli di Versailles per intenderci, o peggio dei Paesi Occidentali contro quelli di Visegrad o altri”.