Bruxelles – La soluzione a due Stati, per porre fine al conflitto tra Israele e Palestina, è in pericolo, ma bisogna sostenerla perché è l’unica possibilità per portare la pace in Medio Oriente. Ne è convinto Brando Benifei, eurodeputato del Pd, di ritorno da una missione nei territori occupati in cui insieme a una delegazione del Parlamento europeo, ha potuto constatare con mano una situazione che definisce “molto pesante” per i palestinesi, e che è peggiorata “dall’aggressività delle frange più estreme del governo” di Tel Aviv e dall’elezione di Donald Trump che fa temere che “l’annessione dei territori palestinesi possa essere accettata da una parte della comunità internazionale”.
Eunews – Il governo di Israele vi ha impedito di entrare a Gaza, con quale motivazione?
Benifei – “Non ci hanno dato nessuna motivazione, non lo fanno mai. Purtroppo lo immaginavamo visto che da 7 anni alle delegazioni del Parlamento europeo non viene permesso l’accesso a Gaza, nonostante nella Striscia ci siano opere finanziate dall’Ue come un recente impianto di desalinizzazione dell’acqua”
E – Qual è la situazione che avete trovato, come vivono i palestinesi?
B – “Dipende. A Ramallah, la capitale provvisoria, si vive in una bolla di pace e tranquillità dove non c’è percezione dell’occupazione. Non a caso dai palestinesi è vista come una realtà di privilegio, e per questo da alcuni viene criticata. Nei territori dell’Area C, sotto il controllo militare di Israele, dove ci sono tanti campi profughi, si percepisce invece una grossa sofferenza, non ci sono servizi, le persone vivono ammassate in territori molto esigui ed è di fatto vietato costruire per migliorare le loro condizioni di vita, essendo praticamente impossibile ottenere i necessari permessi. La situazione è molto pesante”.
E – Avete incontrato i dirigenti palestinesi? Di cosa avete discusso?
B “Abbiamo incontrato il presidente dell’Anp, Mahmud Abbas, il ministro degli Esteri e quello dell’Economia. Da parte loro c’è stato sconforto nelle discussioni perché c’è la chiara consapevolezza dell’aggressività dell’attuale governo israeliano, non tanto Benjamin Netanyahu, ma delle frange più estreme guidate da Naftali Bennett , il capo del partito dei coloni”.
E – La situazione è aggravata dall’elezione di Donald Trump?
B – “C’è la forte preoccupazione che con l’avvento di Trump possa iniziare a passare il messaggio che potrebbe essere accettata da una parte della comunità internazionale un’annessione dei territori palestinesi che oggi sono ritenuti territori occupati”.
E – Che cosa può fare l’Europa?
B – “Da più parti ci è stato chiesto di lavorare affinché si impedisca lo smantellare de facto della prospettiva dei due Stati. Una prospettiva che sta perdendo terreno anche tra i palestinesi, a quanto pare. Una ricerca sociale di un’associazione afferma che, per quanto questa rimanga l’opzione preferita, si diffonde l’idea che se si decidesse per una annessione da parte di Israele si creerebbe una sorta di apartheid, e a quanto pare molti giovani, in contrasto con gli anziani, lo preferirebbero con l’intenzione poi di fare una battaglia interna per ottenere la piena uguaglianza come in passato è stato fatto in Sudafrica”.
E – Lei cosa pensa di questa prospettiva?
B – “Penso che sia molto pericolosa, anche se capisco lo spirito da cui nasce, ma sono convinto che porterebbe a una guerra civile. Per me hanno ragione i politici più navigati dell’Anp, i due Stati rimangono la prospettiva più facile per pensare un regime di pace e convivenza vera”.