Dall’inviato
Strasburgo – L’Unione europea forte e davvero unita è vitale per il benessere di tutti, il Canada è strategico per la presenza dell’Europa negli Stati Uniti, soprattutto dopo l’avvento di Donald Trump. E’ forse questa l’ottica in cui va letteoil Ceta, l’accordo di libero scambio tra le due parti. La visita del primo ministro canadese Justin Trudeau al Parlamento europeo non è che una riprova della strategia geopolitica del trattato. Trudeau rilancia il progetto comunitario, invitando tutti gli attori europei a preservare quello che nel Paese nordamericano è considerato “un modello unico di cooperazione”. In nome di questa cooperazione lo stesso Trudeau promette una nuova stagione di collaborazioni bilaterali, di cui il Ceta non è che l’inizio. “Per le relazioni euro-canadesi il meglio deve ancora venire”, promette parlando all’Aula del Parlamento europeo in quella che passerà alla storia come la prima visita di un capo di governo canadese a rivolgersi alla plenaria.
Il Canada scommette sull’Ue. Il motto ufficiale dell’Ue “uniti della diversità” vuol dire che “siamo più forti non nonostante le differenze, ma per via delle differenze”, rileva Trudeau nel suo intervento (che, va detto, ha lasciato scontenta un parte dei parlamentari per l’impossibilità di rivolgere domande al premier). “Un’Unione europea forte e vigorosa è motivo di giovamento per tutto il mondo”. E’ l’invito implicito agli europei a salvaguardare un progetto oggi messo in discussione, a partire da quel Paese – il Regno Unito – il cui sovrano è ancora formalmente il capo di Stato della federazione canadese. Invece di guardare ai particolarismi, come sempre più avviene in Europa, Trudeau guarda l’Ue nella sua visione d’insieme. E’ il principale donatore internazionale, è una delle principali economie mondiali. Trudeau vede quello che forse oggi riesce difficile vedere all’osservatore interno: l’importanza strategica dell’Ue su scala globale. “L’Unione europea deve scegliere di guidare la comunità internazionale”. Complice anche la nuova amministrazione statunitense, il Canada scommette sull’Europa. E chiede agli europei di fare altrettanto.
L’Ue scommette sul Canada. Nell’incertezza globale, nel pieno di una crisi di fiducia e alle prese con una carenza di autostima, l’Europa guarda al Canada come nuovo punto di riferimento. Non ne fa mistero il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. Invita a considerare il Ceta “non una questione politica, quanto una questione sociale”, pur tuttavia riconoscendo che “buone relazioni tra Ue e Canada sono utili a preparare il terreno per migliori relazioni tra Unione europea e Stati Uniti”. Ci si rivolge all’alleato dell’alleato per risolvere il problema con l’alleato. Cervellotico, detto in questo modo. Ma è così. L’Unione europea fa politica. Rinsalda un’alleanza con il Canada nel momento in cui quella con gli Stati Uniti non appare più così solida.
Ceta “cavallo di Troia”, ma per chi? Le voci critiche e contrarie al Ceta hanno definito l’accordo di libero scambio “un cavallo di Troia” con cui permettere al Canada di far penetrare su suolo e mercato europei prodotti nocivi per la salute, l’ambiente e un modello economico sfavorevole alle imprese e per i lavoratori dell’area a dodici stelle. Può darsi che sia così, anche se Tajani e Trudeau garantiscono che non succederà. Ma il Ceta può essere visto come un cavallo di Troia per il modello a stelle e strisce. Il presidente degli Stati Uniti vuole rinegoziare il Nafta, l’accordo di libero scambio tra i Paesi del nord America. Il Canada è pronto a mettersi al tavolo, usando il Ceta come modello – se non addirittura come base – negoziale. “Nel cuore del Ceta – ricorda Trudeau – c’è la crescita dell’economia, c’è le difesa di valori quali la tutela dell’ambiente, la tutela della salute dei consumatori, la tutela del diritto del lavoro, e questi sono elementi che devono essere usati per il futuro commerciale”. Il bello deve ancora venire. Lo ha detto Trudeau, e l’Europa ha lasciato al premier canadese il compito di dirlo, mentre giocava una partita più che economica dal grande potenziale geo-politico.