Bruxelles – Entra ne vivo la battaglia politica sulla riforma del mercato delle quote di emissioni carbonio, il cosiddetto sistema Ets. Il Parlamento europeo ha approvato con 379 voti a favore, 263 contrari e 57 astensioni la proposta avanzata nel luglio 2015 dalla Commissione Ue che punta a ridurre le emissioni di gas a effetto serra “almeno” del 40%, proteggendo allo stesso tempo l’industria europea dal rischio di “rilocalizzazione” delle emissioni di carbonio. Come traspare dalla conta dei voti, non è mancata la polemica sul testo che detterà le linee guida per i negoziatori dell’Europarlamento che dovranno arrivare a un’intesa definitiva con Consiglio e Commissione Ue.
Il documento approvato dall’Aula si allinea alla proposta dell’esecutivo di ridurre del 2,2% le quote di emissione disponibili sul mercato, mentre la commissione Ambiente (Enve) aveva chiesto un taglio del 2,4%. È passata invece la richiesta, già avanzata in Enve, che dal 2021 siano ritirati 800 milioni di quote immesse nella riserva stabilizzatrice del mercato.
Fra le proposte avanzate da Strasburgo c’è poi la creazione di un “fondo per una transizione equa”, per mettere in comune i ricavi dell’asta delle quote e promuovere così la formazione e la rilocalizzazione della manodopera colpita dalla transizione dei posti di lavoro verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
Trasporti aerei e marittimi. Due settori critici sono poi quelli dell’aviazione e del trasporto marittimo. Per il primo, il Parlamento propone il taglio del 10% delle quote disponibili in media fra il 2014 e il 2016, così da allineare l’aviazione ad altri settori. Per quanto riguarda le navi, invece, non esistendo un sistema analogo gestito dall’Organizzazione marittima internazionale, i deputati chiedono che le emissioni di CO2 rilasciate vengano contabilizzate e compensate attraverso un fondo ad hoc.
La polemica politica. Immediate le critiche dei Socialisti & democratici al testo adottato. “Oggi il gruppo del Ppe ha mostrato il suo vero colore. Rompendo il patto che tutti i partiti politici hanno firmato prima del voto, il Ppe ha sabotato e diluito gli elementi progressisti sul clima della proposta”, ha commentato Jytte Guteland, relatrice ombra del testo. “Ovviamente, al Ppe importa di più assecondare qualche settore industriale che lottare contro il cambiamento climatico”, ha aggiunto.
Di tutt’altro avviso i popolari. “È fondamentale attuare l’accordo di Parigi senza compromettere la competitività delle nostre industrie”, ha dichiarato Giovanni La Via, secondo il quale la posizione adottata “assicura il funzionamento del meccanismo di scambio delle quote e una sufficiente protezione per quei settori industriali che sono esposti a una serrata competizione internazionale”. “Possiamo dire di avere raggiunto un buon compromesso”, gli ha fatto eco Elisabetta Gardini, capogruppo della delegazione di Forza Italia.
Il plauso dell’industria. Soddisfatta anche Confindustria, che per bocca del vicepresidente Giulio Pedrollo definisce il testo “un passo avanti” “rispetto alla proposta originaria della Commissione perché rafforza le misure a tutela dell’industria europea dalla concorrenza internazionale”. “Molte istanze del mondo delle imprese sono state accolte dagli eurodeputati – ha sottolineato Pedrollo – in particolare per quanto riguarda la maggiore disponibilità di quote a titolo gratuito per l’industria che compete sui mercati globali e la necessità di armonizzare maggiormente le misure di compensazione per i costi indiretti dell’Ets”.