Strasburgo – A meno di sorprese dell’ultimo minuto il Ceta, l’accordo di libero scambio tra Ue e Canada, si farà. Il Parlamento europeo lo voterà mercoledì, e i numeri per approvarlo ci sono. Ma non è un bene, secondo Eleonora Forenza (l’Altra Europa con Tsipras/Gue), membro della commissione Commercio internazionale del Parlamento Ue. Il trattato di per sé nasconde insidie, e il partner canadese è meno affidabile di quanto si creda, perché ci sono dossier dove “è fittizia la differenza con Trump” e gli Stati Uniti. “Sono tanti i motivi per dire ‘no’ al Ceta”, spiega a Eunews. Si rischiano perdita di posti di lavoro, di standard di sicurezza alimentari e ambientali, diritti. Per questo la Gue voterà contro l’accordo commerciale e incontrerà i movimenti e le associazioni contrarie al Ceta. Gli agricoltori bloccheranno il centro di Strasburgo già domani, poi mercoledì mattina prevista una catena umana attorno alla sede francese del Parlamento europeo. Forenza farà parte della delegazione del gruppo che incontrerà questi attivisti del ‘no Ceta’, perché “è fondamentale che in Parlamento europeo ci sia la voce dei cittadini”.
Eunews – Giovedì è prevista la presenza in Aula del primo ministro canadese, Justin Trudeau, cosa gli direte?
Forenza – Che non ci sentiamo affatto tutelati dalle politiche ambientali ed energetiche del primo ministro canadese. La differenza tra lui e Donal Trump è fittizia, se pensiamo a come la vedono sugli oleodotti. Volevamo che il Parlamento prendesse una decisione coerente con la Cop21, la conferenza mondiale sul clima, e votasse contro il Ceta.
E. – La Gue voterà no. Compatti o con qualche divisione interna?
F. – Compatti.
E. – Perchè no al Ceta?
F – Perchè le Corti arbitrali per le controversie depotenziano gli Stati nel proteggere i diritti del lavoro, gli standard ambientale, tutelare i diritti. Il Ceta erode il potere dei luoghi di rappresentanza, è un pericolo per salute e la produzione agro-alimentare, consentirà a tantissime multinazionali statunitensi con sede in Canada di accedere nell’Unione europea. Sono tanti i motivi per dire no al Ceta.
E. – Vi troverete a votare come i gruppi euroscettici e dell’ultradestra come Efdd e Enl. Che effetto vi fa?
F. – Noi votiamo no insieme ai movimenti che dicono che vanno tutelati i diritti, il lavoro, gli standard ambientali. Il nostro è un no diverso da quello degli altri. Semmai andrebbe chiesto alle forze moderate perché i loro governi hanno prodotto così tanti spazi per i populismi…
E. – Il Ceta però alla fine passerà, i numeri dicono questo
F. – Noi le proveremo tutte, attueremo tutte le tattiche per bloccare l’accordo. Il Ceta comunque dice che sulle questioni fondamentali popolari, liberali e socialisti continuano a votare insieme. Questo sconfessa il capogruppo socialista (Gianni Pitella, ndr), che meno di un mese fa aveva detto che la grande coalizione era finita.
E. – Secondo Lei Donald Trump alla guida degli Stati Uniti e la sua attitudine diversa nei confronti dell’Ue hanno dato forza a chi sostiene le ragioni del Ceta?
F. – No. Al protezionismo di Trump non si può rispondere con la deregolamentazione che si sta permettendo.
E. – Tornando a Trudeau: con il nuovo corso statunitense il Canada può essere visto come il punto di riferimento dell’Ue per nord-America?
F. -Più che nella ricerca di partner trans-atlantici l’Ue dovrebbe concentrarsi sulla crisi dell’area del Mediteranneo. Penso che sugli accordi sui migranti e sulla Libia, intendere i flussi migratori solo come pericolo rischia di condannare migliaia di uomini, donne e bambini a torture.