Roma – “Se l’Unione europea ha una strategia e un’agenda sulle migrazioni, sia pure ancora del tutto insufficienti, è merito dell’Italia”. Lo rivendica il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, al termine della riunione in cui l’esecutivo ha varato un decreto sulla gestione dei migranti, un provvedimento che riguarda più gli aspetti interni della politica migratoria. Sono misure che “attrezzano il Paese” ad affrontare il problema “accelerando il riconoscimento del diritto di asilo” e, introducendo maggiori elementi di “trasparenza nel trattamento dei migranti”, consentono allo stesso tempo di “facilitare i rimpatri”, indica l’inquilino di Palazzo Chigi. Tempi rapidi per l’asilo e rimpatri efficaci, insieme con una politica condotta insieme con l’Ue per ridurre i flussi migratori in entrata, secondo Gentiloni “possono trasformare i flussi migratori da fenomeno irregolare a sistema regolare”.
Riguardo all’accelerazione sul riconoscimento dello status di rifugiato, “si riduce un grado di giudizio”, illustra il ministro degli interni, Marco Minniti. Il suo collega con delega alla Giustizia, Andrea Orlando, spiega che in realtà si punta a rendere il primo esame da parte delle commissioni che valutano le richieste un processo “simile a un primo grado di giudizio”, dopo il quale in caso di mancato accoglimento della richiesta, è previsto un grado di giudizio vero e proprio, senza la possibilità di un appello, ma con la possibilità di ricorrere alla Cassazione. In ogni caso, assicura Orlando, si tratta di un iter che “risponde al modello europeo del giusto processo e ai criteri indicati dalla Corte europea per i diritti dell’uomo”.
Un secondo pilastro della strategia dell’esecutivo riguarda “l’accoglienza diffusa sul territorio nazionale”, ha indicato ancora Minniti, annunciando una “progressiva diminuzione dei grandi centri” per favorire una dislocazione dei richiedenti asilo nei Comuni, con la possibilità per i sindaci, “d’intesa con i prefetti, di utilizzare i richiedenti asilo per lavori di pubblica utilità”. Il tutto “su base volontaria e gratuita” degli interessati”, ha precisato il capo del Viminale.
Anche i rimpatri sono di importanza imprescindibile per far funzionare il sistema studiato dal governo, che non vuole riaprire i Cie (Centri di identificazione ed espulsione), avverte Minniti, ma dei Centri permanenti per i rimpatri. Questi Cpr saranno “piccoli centri, uno in ogni regione, possibilmente lontano dalle aree urbane e vicino agli snodi di trasporto”, dichiara il titolare degli Interni. Soprattutto, aggiunge, garantiranno condizioni di vivibilità dignitose e rispettose dei diritti umani. Non si dovrebbero dunque più vedere scene di migranti che si fanno cucire le labbra in segno di protesta, come accadeva nei Cie, anche perché sarà assicurato un “potere di ispezione da parte del garante” per i diritti dei detenuti. Infine, Minniti assicura un “raddoppio delle risorse per i rimpatri volontari assistiti”, dal momento che, a suo avviso, “se funzioneranno i rimpatri forzati saranno più credibili anche i rimpatri volontari”.