Bruxelles – I soci fondatori dell’Unione europea si sono schierati: l’Europa che verrà dovrà essere a due velocità. L’idea di Paesi che vanno avanti, su alcuni temi, di comune accordo e prima che altri tra i Ventotto (diciamo pure Ventisette) li raggiungano è sul tavolo da anni. Vi è stata posta, è stata tolta, è stata tentata per alcuni temi, per qualcuno è stata anche fatta, ma non è mai stata la “linea strategica” sulla quale muoversi.
Ora lo è dopo la proposta italiana, messa sul tavolo dallo scorso anno, la passata settimana il Benelux (Belgio, Olanda e Lussemburgo) in un documento messo a punto in vista delle celebrazioni dei 60 anni dell’Unione del prossimo 25 marzo a Roma, proponeva chiaramente di procedere “su percorsi diversi” a due o forse anche più velocità. Due giorni fa è arrivato il sigillo, indispensabile, dalla Germania con la proposta della cancelliera Angela Merkel. Cinque Paesi fondatori su sei, manca la Francia al momento, ma lì la situazione è piuttosto confusa, dunque hanno ripreso in mano la guida progettuale dell’Unione.
E’ arrivata oggi anche la benedizione di Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea, che in un’intervista a Repubblica sostiene che quella delle due velocità “è l’unica strada percorribile”.
Ovviamente concorda il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, che giudica le affermazioni di Merkel “molto positive” e poi conferma che “l’Italia da tempo lavora in questa direzione. Stiamo lavorando per portare i ventisette capi di Stato e di governo a Roma il prossimo 25 marzo a una dichiarazione comune in tal senso”.
E’ una risposta ai populismi, per tentare di far camminare le cose quando è possibile farlo senza subire i rallentamenti di chi non vuole o non è in gradi di marciare alla stessa velocità. Tentare insomma di avere un’Europa che supero l’elefantismo e consenta a chi lo vuole di allungare il passo, lasciando sempre la porta aperta agli altri, in un cammino che non vuol essere escludente, ma di traino.
“E’ illusorio pensare di poter andare avanti tutti insieme, alla stessa velocità su temi come la crescita, l’occupazione, gli investimenti”, dice Gozi, che cita due proposte già fatte dall’Italia, “per un sussidio europeo contro la disoccupazione e una Schengen della sicurezza per lottare contro terrorismo e avere politica estera e di difesa più efficaci”.
Forse, dalle celebrazioni di Roma, potrebbe uscire qualcosa di più che un saluto alla Gran Bretagna e un nostalgico ricordo di quanto avvenne 60 anni fa. Ripartendo dai Paesi fondatori.