Bruxelles – Parte oggi una nuova collaborazione di Eunews: “I giovani raccontano l’Europa” . Nostro obiettivo, oltre quello di informare, è alimentare il dibattito e la partecipazione sui temi europei. Questa nuova iniziativa è una rubrica in collaborazione con il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza Università di Roma e il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Perugia. Come parte del Progetto “Una Finestra sull’Europa”, che dal 2011 opera per sensibilizzare i giovani alla cittadinanza europea attraverso approfondimenti giornalistici realizzati da studenti universitari, la rubrica vede la partecipazione di “Metro” e “RaiRadioTre” come media partner.
Come scrive Giampiero Gramaglia , consulente del progetto, oggi la parola-chiave è: relazione Ue-Usa. “Le relazioni Ue-Usa sono un capitolo che il presidente Donald Trump progetta di riscrivere dall’A alla Z – sottolinea Gramaglia – : stop ai negoziati per il Ttip, il ‘mercato comune’ transatlantico, e precedenza ad accordi con singoli Stati dell’Ue, invece che con l’Unione stessa, sfruttando il maggior peso negoziale degli Stati Uniti con i singoli partner. La Brexit è un Cavallo di Troia ideale per quest’operazione: la Gran Bretagna della premier Theresa May s’offre come cavia; e Trump auspica che l’Ue perda altri pezzi.”
Relation-shake, la difficile stagione delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti ed Unione europea
di Michele Valente
“Non credo che l’Unione Europea giochi un ruolo importante per gli Stati Uniti. Non ho mai creduto che lo fosse”. Le parole del neopresidente statunitense Donald Trump – rilasciate in una recente intervista congiunta alla Bild e al Times – prospettano tempi difficili per le relazioni diplomatiche tra Stati Uniti ed Unione europea. Lo slogan elettorale American First rischia di diventare il principio-guida della politica estera del nuovo comandante in capo: nessun <<cambiamento dirompente>>, ha rassicurato Anthony Scaramucci, assistente di Trump, al World Economic Forum di Davos. Eppure l’orientamento sovranista del nuovo esecutivo repubblicano preoccupa gli alleati. La “dottrina Trump” è chiara: protezionismo economico ed isolazionismo politico. Make the America great again significa innanzitutto investire sul potenziale della nazione, dalle industrie automobilistiche del Midwest ai giganti dell’high tech della Silicon Valley: il neopresidente ha la velleità di frenare la globalizzazione, ridefinendo le coordinate geografiche del libero scambio. Tra i primi ordini esecutivi, siglati dopo l’insediamento alla Casa Bianca, risaltano il ritiro dal TPP, il Trans Pacific Partnership e la rinegoziazione con Canada e Messico del Nafta. Una svolta pragmatica nei tempi e nei modi rispetto alla precedente amministrazione Obama, che potrebbe presto mettere in discussione i pilastri della politica transatlantica: da un ridimensionamento del ruolo americano nella Nato (definita da Trump “organizzazione obsoleta”) alla discussione sui trattati commerciali (TTIP, ma non solo) con l’Unione europea. Da Bruxelles intanto non arrivano prese di posizioni ufficiali, ciononostante i contatti con Washington rimangono costanti, con la speranza di (ri)trovare una forte convergenza sui temi fondamentali in agenda. L’intesa sul clima e l’ambiente e la questione delle sanzioni nei confronti della Russia restano i principali nodi da sciogliere. Tuttavia, il timore che l’effetto Trump distolga dagli impegni diplomatici ufficiali, è tutt’altro che peregrino. L’Europa si prepara ad un’intensa stagione elettorale (quest’anno si vota in Francia, Germania e Olanda): sullo sfondo un diffuso euro-scetticismo e la debolezza dell’establishment. I toni entusiastici nei confronti di Brexit (“una gran cosa”) e il duro attacco alla Germania, che si servirebbe dell’Ue “come mezzo per raggiungere i suoi scopi”, rischiano di gravare sugli equilibri delle relazioni bilaterali. Non mancando di stigmatizzare le politiche di accoglienza dei migranti disposte dal Bundeskanzler Angela Merkel – definite “un errore catastrofico” -, il neopresidente punta a delegittimare i partiti moderati di ispirazione liberale, “tirando la volata” ai movimenti populisti e nazionalisti che puntano alla disgregazione dell’attuale assetto comunitario. Bruxelles ostenta prudenza: non arrivano repliche ufficiali alle parole di Trump ma è evidente l’ostilità covata nei confronti del tycoon da parte del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. A margine della sua elezione alla Casa Bianca, lo scorso 8 Novembre, l’ex premier lussemburghese ha dichiarato: “Con lui (Donald Trump ndr) perderemo due anni, non conosce il mondo”, sentendosi preoccupato per “il rischio che gli equilibri mondiali siano disturbati”. Il futuro delle relazioni Usa-Ue resta più che mai incerto.