Bruxelles – Limitare l’uso limitato di armi automatiche o non adeguatamente disattivate sul suolo europeo e aumentare i controlli sull’uso delle pistole a salve. Sono alcune delle misure previste dalla direttiva europea sulle armi su cui Consiglio e Parlamento europeo hanno già trovato un’intesa, intesa approvata ora formalmente dalla commissione Mercato interno del Parlamento europeo con 25 voti a favore, 9 contrari e due astensioni.
Le norme sul possesso legale delle armi da fuoco nell’Unione europea oggi in vigore risalgono al 1991 e sono state emendate nel 2008, ma i recenti episodi di terrorismo in Europa hanno spinto l’Ue, a partire dagli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, a provare a rafforzare la sicurezza puntando l’attenzione sulle armi disattivate. Gli attentati di Parigi hanno dimostrato che queste armi che dovrebbero essere diventate inoffensive possono essere ancora una volta riconvertite, con alcuni trucchi neanche troppo complessi, e diventare strumenti di morte. Fino ad oggi le armi da saluto, ossia le armi da fuoco attive che sono state convertite in armi a salve da utilizzare, ad esempio in televisione, non erano incluse nell’ambito di applicazione della direttiva ma le nuove regole garantiscono che questi oggetti restino registrati nella stessa categoria dell’arma da fuoco da cui sono state convertite.
“Nonostante le manovre delle lobby e l’ostilità di alcuni membri nei confronti di normative più restrittive in materia di acquisto di armi da fuoco, sono stati fatti significativi passi in avanti”. Il giudizio positivo giunge dal vice presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo Pascal Durand, per il quale tra le misure più significative c’è quella che prevede “un controllo medico e di idoneità psicologica periodico a chi possiede un’arma da fuoco, così come misure più rigorose per lo stoccaggio delle armi”, ha spiegato Durand.
Le strette sui controlli non riguardano solo la persona che acquista o detiene l’arma da fuoco, ma anche il flusso di informazioni che ruotano intorno al mercato e al traffico delle armi. Per questo agli Stati membri viene richiesto di avere un sistema di monitoraggio per il rilascio e il rinnovo delle licenze e di migliorare lo scambio di informazioni tra un Paese e l’altro.
“Abbiamo realizzato un pacchetto di proposte che è utile anche per tiratori sportivi, cacciatori, riservisti, collezionisti e altri”, ha commentato Vicky Ford, europarlamentare del gruppo dei conservatori Ecr, “si tratta di misure che tutelano i proprietari di pistole regolari, ma anche l’interesse pubblico ad avere un’Europa più sicura”.
La legislazione, stabilendo le regole con le quali cittadini privati possono legittimamente comprare e possedere pistole, nonché portarle da un Paese all’altro dell’Unione europea, prevede anche condizioni diverse a secondo della categoria di appartenenza del tiratore. Sportivi, cacciatori o collezionisti “verranno tutelati”, ha spiegato Lara Comi, eurodeputato di Forza Italia e vicepresidente del gruppo del partito popolare europeo, “avranno la possibilità di avere un limite di 10 colpi nel caricatore”, e i tiratori sportivi “potranno continuare a partecipare alle competizioni a condizione che l’attività venga praticata attivamente” e non solo saltuariamente.
Dopo aver ottenuto l’ok dal comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri (Coreper) il 20 dicembre del 2016, la proposta legislativa sarà votata dal Parlamento europeo durante la sessione plenaria di marzo e poi approvata in via definitiva dal Consiglio dei Ministri dell’Ue.
Una volta che la direttiva diventerà effettiva, i Paesi avranno 15 mesi dalla data di entrata in vigore per trasformarla in legge nazionale e 30 mesi per introdurre nuovi sistemi di condivisione delle informazioni sulle armi da fuoco.