Bruxelles – C’è bisogno di “un ritorno alla normalità della contrapposizione politica”, e per questo la Grande coalizione tra socialisti e popolari è stata messa in soffitta con il Pse che aspira a “recuperare un respiro ideale e un orizzonte strategico” anche con “il confronto con le forze ambientaliste e di sinistra-sinistra”. E il capogruppo S&D, Gianni Pittella, vuole provare a guidare questo processo a cui lui stesso ha dato avvio con la sua candidatura alla successione a Martin Schulz, e che ora intende portare avanti nonostante la sconfitta in Aula e la vittoria di Antonio Tajani.
Perché avete deciso di rompere la coalizione con il Ppe? Sapevate che avrebbero avuto le presidenze delle tre principali istituzioni dell’Ue
“La decisione di rompere la cooperazione legislativa con i popolari è maturata nel tempo ed è stata suggellata dal Gruppo già a settembre. Più volte abbiamo denunciato il rischio che il Ppe avesse il monopolio sulle tre principali istituzioni e la mia candidatura aveva lo scopo di segnare questi due concetti: l´apertura di una nuova fase politica dove centro destra e centro sinistra si confrontano sul piano delle idee senza più decisioni precostituite e la necessità che vi sia un riequilibrio tra le cariche comunitarie”.
In questi anni il ruolo del Pse in Europa si è decisamente appannato, credete che questa decisione potrà avviare un percorso di rilancio?
La fine della grande coalizione nel Parlamento europeo non è una sfavorevole congiuntura imposta dall’ingordigia di potere dei popolari bensì il risultato naturale di crescenti differenziazioni nelle scelte politiche in Europa. Il ritorno alla normalità della contrapposizione politica è l’opportunità per i socialisti di recuperare un respiro ideale e un orizzonte strategico, anche con il confronto con le forze ambientaliste e di sinistra-sinistra.
Il presidente dei deputati Ppe Weber vi chiede di fare un passo indietro per fermare i populismi e rilanciare l’Europa
L’alleanza tra popolari e socialisti è stata una risposta straordinaria di governabilità di fronte a un’assise in stallo per la presenza crescente anche in seno al parlamento di forze massimaliste di stampo nazionalista. Quel clima di collaborazione competitiva tra le forze pro Europa, per quanto con diverse visioni, ha prodotto alcuni risultati importanti costringendo la Commissione ad allentare la morsa dell’austerità, a proporre una politica migratoria comune e a rimettere al centro la politica rispetto e i rigorismi della burocrazia. Quell’approccio però col tempo ha mostrato crescenti limiti.
Le operazioni politiche condotte da attori di primo piano, come l’avvicinamento poi fallito tra Verhofstadt e il M5s o il referendum costituzionale voluto da Renzi sembrano aver allontanato ancora di più i cittadini dalla politica. Qual è la ricetta di un leader che, come lei, si vuole rinnovatore dello spirito socialista europeo?
“Proprio il crescente e pericoloso scollamento tra società e politica ci ha spinto a prendere una decisione rischiosa ma giusta. I cittadini chiedono verità e trasparenza, azione ed efficacia. Chiedono che l’Europa diventi un motore di crescita e un attore capace di affrontare problemi enormi come la disoccupazione, l’immigrazione, il rischio terrorismo, i cambiamenti climatici. Per fare questo abbiamo bisogno che il Parlamento europeo, rappresentante di 500 milioni di europei, sia sempre più il protagonista di un cambiamento istituzionale e di governance di questa Europa. Un’Europa che non funziona è il miglior alibi e ragione d’essere dei populisti e euroscettici”.
L’ex Premier Renzi sarebbe potuto diventare il fulcro di una alleanza euro-mediterranea che si poneva in funzione di bilanciamento rispetto all’Europa germano-centrica, il vertice lanciato da Tsipras l’anno scorso era inteso in questo senso. Chi potrebbe oggi portare alto il vessillo dei paesi del Mediterraneo e sposarne le cause?
“L’iniziativa lanciata da Tsipras va nella giusta direzione e l’Italia, con l’allora premier Renzi, hanno contribuito in maniera decisiva. Non si trattava però di una rivendicazione geografica, ciò che caratterizza il progetto euro-mediterraneo sono le idee e in particolare la necessità di superare definitivamente l’austerità. Su questo, partendo da un nucleo mediterraneo, si possono trovare tanti interlocutori ovunque in Europa. Il Mediterraneo non sia un recinto ma un punto di partenza. Il mio gruppo è pronto a guidare un nuovo schieramento progressista che parli non solo alla sinistra ma a tutte le forze interessate a sbloccare la democrazia europea”.
È vero che c’è una riflessione su una candidatura di Hollande al Consiglio europeo?
“Hollande è una personalità di livello europeo e sarebbe un ottimo Presidente del Consiglio. Però sta ai capi di Stato e governo decidere su questo. Noi Socialisti a livello parlamentare abbiamo fatto la nostra battaglia e nonostante l´esito penso sia stato un passaggio storico, un possibile nuovo inizio per la sinistra europea”.