Bruxelles – Il negoziato Brexit si preannuncia davvero difficile, potrebbe anche diventare impossibile. L’ultimo ostacolo lo ha posto la premier britannica Theresa May, facendo sapere che vuole iniziare dei negoziati commerciali con Paesi non membri dell’Unione europea alla fine di marzo, appena dopo aver attivato l’articolo 50 del Trattato di Lisbona per lasciare l’Ue. Il primo sarebbe l’Australia, con la quale alcuni contatti sono già in corso, ma anche gli Stati Uniti potrebbero essere un prossimo partner diretto di Londra, dopo l’incontro che questa settimana la premier avrà con il presidente Donald Trump.
Questo tipo di negoziato è proibito ai Paesi membri dell’Unione, essendo la materia commerciale di competenza comune non dei singoli Stati, e questo messaggio è arrivato forte e chiaro da Bruxelles. A Londra però la tesi è che una volta partito il negoziato il governo è libero di fare un po’ quel che vuole, contando soprattutto sul fatto che l’Ue non avrebbe strumenti per sanzionare il Regno Unito.
Probabilmente se Londra attiverà dei negoziati di questo tipo quello con Bruxelles si fermerà, o per lo meno sarà talmente accidentato da non poter terminare nei tempi previsti aprendo dunque le porte a qual che May disse nel suo discorso della scorsa settimana: “Meglio nessun accordo che un cattivo accordo”.
“Se mi chiedessero, oggi, di scommettere dei soldi su un possibile esito della politica di May sul negoziato con l’Ue metterei i miei soldi sull’opzione disastro”, ha detto questa mattina a Bruxelles partecipando ad un evento organizzato dalla rivista E!Sharp Nick Clegg, ex leader dei liberali britannici ed ora ministro ombra per la Brexit. Secondo Clegg “la grande menzogna” che sta vendendo May è quella “che sia possibile stare nel cuore di un mercato senza rispettarne le regole”. Alla premier manca, secondo il parlamentare liberale, “una chiara visione della destinazione verso la quale stiamo andando, ed io temo che il tutto finirà in una grande acrimonia”.