“Bisogna che il Governo sappia con autorevolezza ingaggiare un braccio di ferro, senza strepiti ma con grande risoluzione, allo scopo di convincere i paesi trainanti dell’Europa, e in particolare la Germania di Angela Merkel, che siamo di fronte a un’alternativa secca: o si rimette in moto in forma decisamente espansiva il motore dell’economia, compreso quello finanziario legato alla moneta unica, uscendo dalla paralizzante enfatizzazione della crisi da debito pubblico, oppure le ragioni strategiche della solidarietà nella costruzione europea, dall’unione bancaria a tutto il resto, si esauriscono e si illanguidiscono, fino alla rottura dell’equilibrio attuale”, questo ha dichiarato Berlusconi al Foglio di Giuliano Ferrara la settimana scorsa.
Come si fa a dargli torto quando il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ci ha raccontato giusto una settimana fa che “il prodotto lordo del 2012 è stato inferiore del 7% a quello del 2007, il reddito disponibile delle famiglie di oltre il 9, la produzione industriale di un quarto”. Poiché la discesa non si ferma neanche quest’anno e dopo le prime previsioni del Governo di una piccola caduta del Pil, al massimo lo 0.5%, già le ultime previsioni ci dicono che scenderà di almeno altri 2 punti, senza un’energica attività espansiva che provi a rilanciare la domanda, non torneremo ai livelli di reddito del 2007 prima di qualche decennio, se siamo fortunati. Abbiamo bisogno di una manovra di bilancio massiccia, almeno 6-7 punti del Pil, cioè circa 100 miliardi, tutta da concentrare se possibile sul cuneo fiscale per ridare respiro sia alle imprese che ai lavoratori. Ma i soldi dove li prendiamo, se non vogliamo aumentare il nostro debito pubblico? Si potrebbe stamparli, potrebbe argomentare qualcuno, coma fa il Giappone e di fatto fanno gli Stati Uniti con il quantitative easing.
Persino uno come Milton Friedman ha sempre dichiarato che “la ragione data per finanziare un deficit con il debito piuttosto che con l’aumento delle tasse in un periodo di alta disoccupazione e che è meno deflazionistico usare il debito piuttosto che aumentare le tasse: Questo è vero. Ma è ancora meno deflazionistico emettere moneta”.
Ma chi glielo va a dire ai tedeschi, che hanno persino dimenticato che tra il 1928 e il 1932, Hitler salì al potere non a causa dell’inflazione, ma della deflazione. Nel frattempo il reddito nazionale negli Stati Uniti nel primo trimestre del 2013 è tornato al livello del secondo trimestre del 2007. Noi di questo passo torneremo al reddito del 2007 nel 2030 o nel 2040. “Sì, ma lì si stampa moneta in quantità inimmaginabili, e la sfida alla recessione si fa con le armi della libera e sovrana determinazione del livello di liquidità in circolazione. La differenza è tutta qui. Se la paura dell’inflazione e un criterio rigorista astratto diventano una prigione o un cappio monetario, allora bisogna cambiare”, sostiene Berlusconi.
Persino sulle misure straordinarie prese da Draghi lo scorso anno, cioè le misure annunciate ai primi di agosto, l’Outright Monetary Transactions, l’introduzione delle operazioni monetarie definitive con l’acquisto sul mercato secondario dei titoli di Stato senza limiti quantitativi, titoli con al massimo una scadenza a 3 anni, che ha contribuito in modo brusco a tarpare le ali agli speculatori che puntavano sullo sfascio dell’euro e ad abbassare in modo significativo gli spread a partire dal mese di settembre 2012, ora i tedeschi sembrano avere ripensamenti, prima ancora che qualche Paese ne abbia fatto uso, poiché l’acquisto, come noto verrebbe fatto solo a condizioni che il Paese si impegni a fare riforme. La Corte Costituzionale tedesca sta ora facendo un’indagine sull’OMT e terrà delle audizioni la settimana prossima. Da alcune fonti riservate si è già saputo che il documento che sarà presentato alla Corte Costituzionale dal Presidente della potentissima (ma con poco cervello in testa) Bundesbank sarà estremamente critico persino dell’OMT. Secondo Weidman non rientra tra i compiti della BCE quello di tenere insieme l’euro, la BCE si dovrebbe occupare solo di tenere l’inflazione entro i limiti stabiliti, cioè il 2% (ma ad oggi la BCE non riesce a raggiungere neanche questo obiettivo, poiché l’inflazione è al 1,2%). Le dichiarazioni della Bundesbank potrebbero sgonfiare d’un tratto il palloncino gonfiato della OMT, facendo svanire la paura degli speculatori che la BCE dicesse sul serio che gli acquisti sarebbero stati illimitati.
C’è poi la questione penosa dell’Unione Bancaria, dove i tedeschi ogni giorno si rimangiano qualcosa rispetto alle promesse fatte nel mese di giugno del 2012 quando si era deciso di rompere definitivamente il legame pericoloso che lega il debito degli Stati sovrani con le azioni dissennate di banchieri privati (basti pensare all’Irlanda, dove il debito pubblico è passato in pochi mesi dal 25% del Pil a oltre il 100%, non appena il Governo si è accollato i debiti delle sue banche fallite) e fanno sempre di testa loro, senza consultarsi con nessuno, a parte i francesi, delle cui idee tengono però poco conto. Il 30 maggio Angela Merkel (insieme al Presidente Hollande) ha presentato un documento congiunto in cui si prendono le distanze da molti degli elementi dell’Unione Bancaria. Per chi non conoscesse ancora di cosa si tratta, l’Unione Bancaria è un treppiede che si deve reggere su tre gambe per funzionare: la prima è la supervisione unica delle grandi banche da parte della BCE, la seconda è la Bank Resolution Authority, cioè un ente che possa intervenire direttamente su banche a rischio fallimento, allocando nella giusta misura le perdite tra gli azionisti, i possessori di obbligazioni della banca e altri creditori e se necessario intervenendo sul capitale delle banche, il terzo piede è schema di garanzia dei depositi che sia o unico o armonizzato tra tutti i Paesi europei. Il terzo piede è stato completamente tagliato nelle dichiarazioni congiunte di Hollande e Merkel. Troppa solidarietà per i tedeschi, che temono di dover tappare le falle di qualche altro Paese, ma non hanno avuto pietà quando hanno imposto al Governo irlandese di ripagare fino all’ultimo euro i soldi dovuti dalle banche irlandesi a quelle tedesche. Senza questo meccanismo, un euro depositato presso una banca italiana o spagnola non è lo stesso di un euro depositato presso una banca tedesca. Inoltre, ora la Germania vorrebbe che la Bank Resolution non sia un’Autorità europea come vorrebbe la Commissione e come avevano promesso Van Rompuy e Mario Draghi, lo scorso dicembre, ma ogni Paese dovrebbe fare la propria Bank Resolution Authority. Inoltre, consultando i suoi legali, il ministro delle Finanze tedesco Schauble ha scoperto che per fare una vera e propria Bank Resolution europea è necessario un cambiamento dei trattati vigenti, in aperto contrasto con quello che pensa la Commissione e il Parlamento Europeo. E per ora l’ESM, il fondo salva stati, secondo Schauble non dovrebbe mettere soldi nelle banche fallite. In seguito (dopo le prossime elezioni?) si vedrà.
Infine un brevissimo commento sulle sciocchezze dette da Marchionne e Tronchetti Provera e cioè che l’euro si dovrebbe svalutare per ridare fiato alle esportazioni. Vorrei ricordare loro che l’Eurozona ha un surplus nella parte corrente della bilancia dei pagamenti di quasi 200 miliardi di dollari e gli Stati Uniti un deficit di quasi 500. Se la teoria economia vale qualcosa, l’euro dovrebbe rivalutarsi nei confronti del dollaro e non svalutarsi. Persino l’Italia nei 12 mesi che finiscono a marzo 2013 ha fatto registrare un piccolo surplus nella parte corrente della bilancia dei pagamenti.
Elido Fazi