Bruxelles – Secondo Amnesty International, le nuove leggi sulla sicurezza in Europa, nate sull’onda degli attacchi terroristici, stanno portando il continente “in un profondo e pericoloso stato di permanente emergenza sicuritaria”.
Lo ha affermando l’organizzazione internazionale per i diritti fondamentali presentando nella capitale europea un rapporto sui diritti umani che analizza le misure prese nella lotta al terrorismo in 14 Stati membri dell’Unione europea (non c’è l’Italia) negli ultimi due anni. In molti Paesi le misure antiterrorismo stanno creando le basi per la nascita di una sorta di nuovo “Grande Fratello” che mette in pericolo la privacy dei cittadini europei.
Ne sono un esempio le ultime misure prese in Paesi come l’Ungheria, “dove in caso di dichiarazione dello Stato di emergenza si possono vietare le manifestazioni, ridurre la libertà di movimento o congelare conti bancari”, scrive Amnesty in una nota, oppure in Francia “dove lo stato di emergenza è stato rinnovato cinque volte”, trasformando l’emergenza nella normalità.
Le nuove leggi, secondo Amnesty, “erodono lo stato di diritto, aumentano i poteri dell’esecutivo e restringono la libertà di espressione esponendo ognuno a una sorveglianza governativa incontrollata”. L’impatto di queste misure “su stranieri e minoranze etniche e religiose è particolarmente forte”, spiegano.
Il report è stato presentato alla vigilia dell’imminente adozione della Direttiva europea per combattere il terrorismo, giudicata dall’organizzazione internazionale “un tentativo di unificare le leggi antiterrorismo” e uno strumento che “minaccia di avere un grave impatto negativo sui diritti umani”.
La Commissione europea ha fatto sapere attraverso la sua portavoce che “non condivide le critiche di Amnesty International” e che l’esecutivo comunitario “continua a monitorare l’applicazione delle misure antiterrorismo da parte degli Stati”, ribadendo “che non si possono mai sacrificare i diritti fondamentali dell’uomo in nome della lotta al terrorismo”.
Eppure, secondo Amnesty è un dato di fatto che i recenti attacchi terroristici, da Parigi a Berlino, abbiano spinto i governi europei “a realizzare leggi sproporzionate e discriminatorie. Prese singolarmente queste misure anti terrorismo sono già preoccupanti”, ha spiegato John Dalhuisen, Direttore per l’Europa di Amnesty International, “ma viste tutte insieme formano un’immagine inquietante in cui forme di potere prive di controllo calpestano le libertà che a lungo sono state date per certe”.
Il ricorso continuo a leggi d’emergenza e a dichiarazioni di stato di emergenza oppure la facilità con cui vengono concessi più poter speciali a servizi di sicurezza e intelligence, secondo Amnesty sono segnali preoccupanti di come gli Stati europei affrontano la questione sicurezza.