dal nostro inviato
Strasburgo – Per Antonio Tajani la strada che porta alla presidenza del Parlamento europeo è ormai in discesa. I popolari hanno trovato un accordo con i liberali Alde per sostenere la sua candidatura. Con una mossa all’ultimo secondo Guy Verhofstadt sta provando a salvare la faccia del suo gruppo dopo il pasticcio del flirt con il Movimento 5 Stelle, il belga ha ritirato in mattinata la sua candidatura e ha promesso di sostenere quella dell’ex commissario italiano. A siglare il patto un accordo scritto composto di diversi punti in cui i due gruppi si impegnano a lavorare insieme su alcuni dossier chiave. Ma dal punto di vista politico sul piatto c’è il sostegno dei popolari a una conferma di due vicepresidenze del Parlamento europeo, e di diverse presidenze delle commissioni parlamentari.
Secondo il patto il Ppe prenderà la presidenza e cinque vicepresidenze, due andranno appunto ai liberali e ai conservatori Ecr di nuovo, come nella prima parte della legislatura, soltanto una. “Faremo un copia e incolla delle cariche stabilite a inizio legislatura”, ha dichiarato il capogruppo popolare Manfred Weber dopo la proclamazione del primo voto. Visti i numeri (l’Ecr è il terzo gruppo dell’emiciclo con 74 eurodeputati) sembrava che i conservatori potessero strappare una seconda carica apicale, ma a quanto pare si accontenteranno invece di una. Ad aiutare Tajani il basso numero di voti validi nella prima votazione che essendo stato di 683 ha portato il quorum a 342 voti (per l’elezione è necessaria la maggioranza assoluta dei voti validi, non dell’intero emiciclo). Sommando i voti dei tre gruppi Tajani avrebbe 359 voti, abbastanza per essere eletto senza problemi, contando anche qualche defezione. Un fattore da considerare sarà anche la fedeltà dei liberali a Verhofstadt. Dopo il pasticcio del flirt con Beppe Grillo l’Alde non sembra essere più molto compatto nel sostegno al suo leader, e quindi nel segreto dell’urna ci si aspettano diverse defezioni, con lo scopo di dare un colpo al belga.
Svaniscono quindi le speranze del socialista Gianni Pittella di poter succedere a Schulz, l’esponente democratico però non sembra intenzionato a darla vinta così facilmente e potrebbe insistere con la sua candidatura fino all’ultimo secondo, puntando almeno a costringere Tajani ad arrivare al ballottaggio nella quarta e ultima votazione. Dipenderà però tutto dalla candidata conservatrice Elga Stevens, che per il secondo turno di voti ha deciso di confermare la sua candidatura. Resta solo da capire se farà un passo indietro alla terza o se insisterà anche lei fino alla fine.