dal nostro inviato
Strasburgo – Quella per eleggere il successore di Martin Schulz alla guida del Parlamento europeo si annuncia come una delle votazioni più calde della storia dell’Assemblea comunitaria. Domani, martedì 17 gennaio, si confronteranno nell’Emiciclo ben sette candidati, anche se sono due quelli che (a meno di improbabili colpi di scena) davvero credono e possono aspirare a una vittoria, e sono entrambi italiani: il socialista Gianni Pittella e il popolare, e vero favorito, Antonio Tajani. I loro sono i gruppi più numerosi con 217 eurodeputati su 751 per il Ppe e 189 per l’S&D.
Secondo le regole del Parlamento le votazioni, che sono a scrutinio segreto, saranno al massimo 4, nelle prime tre per essere eletto un candidato dovrà ottenere la maggioranza assoluta dei voti validi, e se nessuno la otterrà al quarto giro ci sarà un ballottaggio tra i due più votati al terzo scrutinio. Solitamente l’elezione del presidente è il frutto di un accordo tra i principali gruppi senza un vero confronto: da quando la carica è diventata elettiva nel 1979 per ben 10 volte sul totale di 15 il nome è stato scelto al primo turno, due volte rispettivamente al secondo e al terzo, e una sola volta nella storia, nel 1982, al quarto, quando diventò presidente il socialista olandese Pieter Dankert.
Nella corsa al primo turno saranno rappresentati tutti i gruppi, tranne quello euroscettico Efdd, vista la rinuncia del 5 Stelle Piernicola Pedicini, dopo il pasticcio del mancato passaggio ai liberali Alde. E anche del leader di questi ultimi, Guy Verhofstadt, si mormorava oggi a Strasburgo che si sarebbe ritirato all’ultimo secondo, ma il belga ha invece confermato la sua candidatura, anche perché solo arrivando al secondo o terzo scrutinio con una posizione forte potrà far valere un suo eventuale peso in Aula per poter ottenere di più nell’altra votazione, quella che si terrà mercoledì per scegliere i 14 vicepresidenti e i 5 questori. Ma dopo il flirt con Grillo le sua chance di contare davvero qualcosa si sono ridotte di molto.
In lizza ci sono poi la conservatrice Helga Stevens, eurodeputata sordomuta che sta facendo della tutela delle minoranze la sua bandiera e che, pur non avendo vere speranze di vittoria, è rappresentante di quello che con i suoi 74 deputati è il terzo gruppo più numeroso, gruppo che sarà fondamentale per spostare l’ago della bilancia e magari strappare due vicepresidenze, una in più di quella che hanno al momento. La Sinistra Unita Gue presenta un’altra Italiana, Eleonora Forenza de L’Altra Europa con Tsipras, i Verdi la britannica Jean Lambert (una scelta di ‘bandiera’, che risulta comunque piuttosto sorprendente dopo la Brexit), e l’estrema destra dell’Enf di Marine Le Pen e Matteo Salvini il rumeno Laurenţiu Rebega.
Pittella, che sta facendo una forte propaganda anti austerità, punta tutto su sostegno di Verdi e Gue (rispettivamente 51 e 52 deputati), consenso che otterrà solo in parte, quella della loro ala più moderata. A Strasburgo si mormora che la differenza tra lui e Tajani potrebbe ridursi a soli quattro voti alla fine, ma è una previsione molto (forse tropo) favorevole a Pittella. I liberali (che sono 51) sono spaccati in due, con una parte che è pronta a sostenere i socialisti, e un’altra che preferirà i popolari. Nell’estrema destra (40 deputati) una parte potrebbe convergere sull’esponente di Forza Italia, cosa che per Tajani sarebbe più un imbarazzo che un vantaggio, e anche i conservatori dovrebbero alla fine convergere su di lui.
Al primo turno comunque ci si aspetta che ogni gruppo voti in maniera compatta il proprio candidato, anche se le sorprese potrebbero non mancare, ad esempio tra i liberali Alde, un gruppo solitamente molto disomogeneo e in cui i mal di pancia per l’apertura di Verhofstadt a Grillo sono stati non pochi. Visto il clima acceso di questa campagna al secondo turno ognuno potrebbe rimanere sul proprio candidato, ma i voti cominceranno comunque a muoversi e lì si vedrà quanta è la distanza reale tra i due favoriti, Tajani e Pittella, e lì inizieranno i veri giochi. Al momento a Strasburgo tutti tengono le bocche cucine, ma l’attività è frenetica. La giornata di domani si prevede ad alta tensione.