Bruxelles – La sinistra europea al momento non si schiera né con né contro Gianni Pittella, il candidato dei socialisti all’elezione per la Presidenza del Parlamento europeo, prevista per martedì 17 gennaio a Strasburgo. Il gruppo Gue – Ngl ha già una candidata ed è l’italiana Eleonora Forenza, “una candidata femminista, che viene dai movimenti, che non fa parte dell’establishment”, come si è auto descritta lei stessa. Una candidatura che, dopo anni di alternanza tra presidenze socialiste e popolari alla guida dell’aula, difficilmente potrà arrivare ad essere vincente. Per questo su un’eventuale sostegno al candidato del Pse Gianni Pittella, “credo che faremo una discussione dopo il terzo turno qualora io non dovessi arrivare al quarto”, ha spiegato la candidata italiana.
“La grande coalizione (che univa socialisti, popolari e liberali) è fallita”, ha aggiunto Gabriele Zimmer del partito tedesco Die Linke, che ha appoggiato pubblicamente insieme al candidato alla vice presidenza Dimitrios Papadimoulis del partito greco Syriza, la candidatura di Forenza in un incontro a Bruxelles sull’elezione sul futuro della grande coalizione che negli anni ha mantenuto un certo equilibrio politico tra le istituzioni europee. L’impressione è che quest’elezione alla presidenza sarà diversa dalle altre.
“È la prima volta che non sappiamo da subito chi verrà eletto”, ha commentato l’europarlamentare greco Papadimoulis, e questa volta l’appoggio ai socialisti non può essere scontato. In questi anni secondo Forenza “il comportamento dei socialisti è stato di non scegliere il Gue come alleato ma di scegliere il partito popolare”. Per questo ora la sinistra europea non si fida di Pittella e per appoggiarlo chiede che lui e il suo partito diano concrete “garanzie di discontinuità”. Il primo banco di prova sarà la prossima plenaria di febbraio, dove “vedremo cosa faranno i socialisti sul Ceta”, ha spiegato Forenza.
Tra gli altri candidati, in caso Forenza non arrivasse al quarto turno, la sinistra europea esclude qualsiasi appoggio al popolare Antonio Tajani, “impossibile per noi votare la destra”, ha spiegato Papadimoulis, “i popolari ci considerano antieuropei e ci mettono sullo stesso piano degli estremisti”. Improbabile anche il voto per il liberale Guy Verhofstadt “dopo la tentata alleanza con il Movimento 5 Stelle”, ha aggiunto Zimmer, “il terzo partito (Alde) della grande coalizione è responsabile come gli altri”.