Roma – Il nuovo governo di Paolo Gentiloni ha ottenuto la fiducia anche al Senato – con 169 voti a favore, tanti quanti ne ottenne Matteo Renzi all’inizio del suo mandato – e anche se la maggioranza a Palazzo Madama conta su numeri risicati, il presidente del Consiglio si presenterà al Vertice europeo di domani, a Bruxelles, nel pieno delle sue funzioni. Secondo lo stesso Gentiloni, che prenderà parte anche al pre-vertice dei capi di Stato e di governo del Pse, è un fatto “importante, perché al Consiglio europeo si discuterà delle regole comuni sull’immigrazione” e della revisione del regolamento di Dublino sul diritto di asilo, temi sui quali il capo dell’esecutivo potrà quindi presentare con forza le ragioni dell’Italia.
La posizione non è cambiata rispetto a quella dell’esecutivo Renzi, ed è stata riassunta ieri dal nuovo inquilino di Palazzo Chigi, che nel suo discorso programmatico ha condannato il doppio standard dell’Ue, “troppo severa” sull’austerity e “troppo tollerante” con i Paesi che rifiutano di condividere le responsabilità dell’accoglienza dei migranti.
Nella sua replica al Senato, indicando le priorità del governo, il premier è sembrato dare una risposta al vicepresidente della Commissione europea, Jyrki Katainen, che ieri aveva escluso richieste aggiuntive sulla Legge di bilancio a patto che prosegua il percorso riformatore già intrapreso dall’Italia. “Il governo deve innanzitutto completare l’eccezionale opera di riforme, modernizzazione e innovazione avviato” dal precedente esecutivo, ha indicato Gentiloni.
Si tratta di un percorso impervio, dopo che la modifica della Costituzione è stata bocciata dal referendum del 4 dicembre scorso, la Corte costituzionale ha bloccato la riforma Madia della Pubblica amministrazione e deciderà, l’11 gennaio prossimo, sull’ammissibilità dei quesiti referendari per abrogare il jobs act. Senza contare le contestazioni che hanno accompagnato la riforma della scuola che è costata la riconferma all’ex ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini.
Se Gentiloni considera quello delle riforme il terreno principale del proprio impegno, per molte delle forze in Parlamento il compito dell’esecutivo è invece di gestire la fase attuale assicurando il tempo necessario ad approvare una nuova legge elettorale. Su questo, l’inquilino di Palazzo Chigi è chiaro: “Il governo non sarà attore protagonista ma sarà un facilitatore e solleciterà le forze politiche”. Sollecitazioni che in pochi si attendono incisive, dal momento che, un attimo dopo dell’approvazione della nuova legge elettorale, ogni momento sarà quello buono per far cadere l’esecutivo e andare al voto.