Bruxelles – È stato aggredito di fronte alla sua casa, mentre stava uscendo dal portone. È successo a Milano in Viale Ungheria lo scorso 4 novembre. È stato colpito violentemente tanto da aver avuto bisogno di un intervento chirurgico per una grave lesione al timpano dell’orecchio. La sua colpa? Essere il marito della “zingara che va in televisione”. È stato l’aggressore stesso a spiegare a Paolo Cagna Ninchi, marito di Dijana Pavlovic, attrice e attivista dei diritti dei rom, il perché del suo gesto.
Lo ha raccontato a Bruxelles l’attivista che ha partecipato all’incontro “Which steps towards european policies against anti-gypsyism”, organizzato da Open Society Foundation, il ministero degli Esteri tedesco e la Commissione europea.
Perché colpire un uomo di 74 anni davanti alla porta della sua casa lo spiega Pavlovic: il problema è che “ha una moglie rom e non va bene e poi difende i rom: è un traditore”, e aggiunge, “oggi la persona che ha picchiato mio marito la incontriamo ogni giorno e non ho ricevuto nessuna dichiarazione di solidarietà da nessuna istituzione, a parte l’Unar, l’ufficio nazionale antidiscriminazioni raziali. Nulla nemmeno dal Sindaco di Milano”.
Paolo Cagna Ninchi non è stato vittima di un semplice incidente, “non è qualcosa che ti succede perché sei nel posto sbagliato al momento sbagliato, ma è la logica conseguenza delle politiche degli ultimi anni fatte sui rom ”, spiega Pavlovic.
L’attivista per i diritti rom da anni sta vedendo crescere l’odio verso i rom, già ben radicato nella società italiana, e che spesso si traduce in atti di violenza verbale e fisica. L’odio verso i rom è talmente radicato da essersi guadagnato una definizione a parte: “antiziganismo”. Nella raccomandazione numero 13 dell’Ecri (Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza) si legge che “l’antiziganismo è una forma di razzismo particolarmente persistente, violenta, ricorrente e comune”, è “una forma di razzismo specifica, un’ideologia fondata sulla superiorità razziale, una forma di deumanizzazione e di razzismo istituzionale nutrita da una discriminazione storica, che viene espressa, tra gli altri, attraverso violenza, discorsi d’odio, sfruttamento, stigmatizzazione e attraverso le più evidenti forme di discriminazione”.
In Italia, in base all’ultimo rapporto aggiornato sul tema, “Antiziganismo 2.0” dell’Associazione 21 Luglio, tra il 2012-2013 ci sono stati in media 1,43 casi di antiziganismo al giorno. Ad utilizzare espressioni che incitano all’odio non è, come si potrebbe immaginare, il cittadino comune, ma piuttosto il politico. Ben il 75% delle forme delle comunicazioni inadeguate sui rom sono state pronunciate e diffuse dai politici. Che l’humus dell’antiziganismo non sia solo nella pancia degli elettori lo dimostra un altro dato fornito da Pavlovic. “A Milano l’80% dei bambini rom che vanno a scuola si sente discriminato non solo dai compagni, ma anche dagli insegnanti e”, aggiunge, “solo 248 ragazzi rom attualmente frequentano l’università”.
La situazione italiana “negli ultimi anni è peggiorata. Non abbiamo altri dati empirici, ma lo testimonia la percezione quotidiana delle persone”, racconta l’attivista, “ Tutto questo passa in totale silenzio e nell’omertà di una classe politica che non riesce a contrastare questi fenomeni per semplice paura di perdere i voti”. Quella italiana è una situazione aggravata anche dal persistere di persone che vivono nei cosiddetti “campi nomadi”, luoghi di segregazione e emarginazione sociale. Eppure, l’antiziganismo è presente anche in altri paesi europei.
“Dobbiamo affrontare la grave discriminazione verso queste minoranze, che è una vera tragedia non solo per i rom, ma per l’Europa, quell’unione di valori comuni cioè il rispetto per tutti e ovunque”. Ne è convinto il Ministro di Stato agli Affari esteri tedesco Michael Roth, che ha contribuito alla nascita del Consiglio tedesco di Rom e Sinti, popolazioni che in Germania sono riconosciute come minoranza dal 1995, in Italia invece un recente disegno di legge del 2013 chiede il riconoscimento della minoranza rom e sinta. Oggi l’Italia con la legge 482 del 1999 riconosce ufficialmente tutte le minoranze presenti sul territorio italiano, ad eccezione di quella rom e sinta.
“Molti rom si vergognano delle loro radici”, ha detto Roth, “Invece, hanno il diritto di essere orgogliosi della loro identità”. Un rom si vergogna di sé in Italia come in tanti paesi dell’Unione europea, dove alcuni principi fondamentali, come il diritto a non essere discriminati, vengono violati ogni giorno. “Lavoreremo insieme e con i partners europei per stare uniti in una coalizione contro l’anti-ziganismo. Il razzismo non può essere accettato nell’Unione di valori che l’Ue rappresenta. La nostra diversità non è un pericolo, ma una ricchezza”.
A dirlo in una nota congiunta sono Roth insieme a Sandro Gozi, Sottosegretario di Stato agli Affari europei che, partecipando all’evento, ha detto che “bisogna uscire dalla contraddizione per cui l’Unione europea chiede il rispetto dei diritti fondamentali agli altri Stati che vogliono entrare nell’Ue e non lo chiede agli Stati membri”. Gozi ha ricordato la scelta dell’Italia di unirsi alla campagna “Dosta!” (ovvero “basta” secondo la lingua romanì), l’iniziativa di sensibilizzazione per combattere i pregiudizi e gli stereotipi nei confronti di Rom e Sinti, promossa dal Consiglio d’Europa e dall’Ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali del Dipartimento per le Pari Opportunità italiano.
Eppure le buone pratiche non bastano. “Sono state aperte tre procedure di infrazione (Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria) e altre due sono in corso”, ha detto Francisco Fonseca Morillo, Direttore generale della DG Giustizia e Consumatori presso la Commissione europea.
Le procedure di infrazione non possono cambiare la realtà, ma “sono misure che riconoscono il fatto che esistono discriminazioni”. Dobbiamo farlo “per i rom e con i rom, perché siamo tutti rom”, ha concluso Morillo.