Il primo ministro parla in Senato del vertice di domani: “Priorità piano anti-evasione e uscita da procedura d’infrazione”. E annuncia lettera a Van Rompuy sulla disoccupazione giovanile
La lotta all’evasione fiscale è una cosa su cui certamente il nostro Paese non può dare lezioni a nessuno, ma ha anzi molto da imparare dai partner europei. Il summit del capi di Stato e di Governo di domani potrebbe essere la giusta occasione per trovare alleati in questa battaglia e un supporto comunitario. “Non sono ammessi rinvii e timidezze. Vogliamo che il Consiglio Europeo decida la priorità d’azione del piano anti-evasione”, mandando “un messaggio inequivocabile sul riconoscimento di scambio di informazioni come standard di trasparenza a livello europeo”, ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta parlando al Senato del prossimo Vertice. “Se avremo sviluppi in questo ambito sarà più efficace la lotta all’evasione nel nostro Paese. Una piaga cronica che combatteremo senza incertezze” ha aggiunto ammettendo “dal riciclaggio al falso in bilancio dobbiamo fare di più”. Ma sulla lotta ai paradisi fiscali non sarà facile spuntarla contro le opposizioni di alcuni Stati, perché questa lotta “avrà come conseguenza la perdita di guadagni facili” in un sistema che si è dimostrato però “insostenibile”.
L’Italia sotto continuo esame ha però anche altri pensieri, e più pressanti. Primo tra tutti la procedura per deficit eccessivo che, come anticipato da Antonio Tajani, dovrebbe essere chiusa. Per Letta questa “è una priorità per noi, perché cambiare obiettivo a un passo dal traguardo sarebbe vanificare i sacrifici degli italiani e sollevare nei mercati dubbi sulla nostra azione di risanamento. Ci riporterebbe all’ultimo banco, oggetto di scherno e di biasimo”. Il presidente del Consiglio ha ricordato che la conclusione della procedura “ci consentirà di beneficiare di tassi più bassi e di più risorse per aiutare l’economia e la ripresa”.
E queste risorse dovrebbero servire soprattutto a combattere la sempre crescente disoccupazione. Soprattutto quella giovanile che il premier si è impegnato a combattere lavorando sia a Roma, sia a Bruxelles. E per questo già da domani, anche se il tema non sarà in agenda, Letta proverà a stimolare il dibattito con una missiva. “Chiederò con una lettera a Hermann van Rompuy che il Consiglio del 27-28 giugno parli della disoccupazione giovanile: l’Europa non può avere un futuro se non dà speranza a chi questo futuro dovrà viverlo” ha dichiarato, dimenticando forse che l’Ue ha già avuto la disoccupazione giovanile all’ordine del giorno di un Consiglio europeo, a febbraio, quando si decise di “stornare” a favore di questo capitolo 6 miliardi, che in buona parte andranno all’Italia. Per il primo ministro “servono misure concrete, facili da attuare e da spiegare, che facciano la differenza subito nel breve periodo”.
Sì perché il pericolo è che si finisca come con l’unione bancaria, di cui si parla da tempo ma non è stata ancora attuata. “Nel Consiglio europeo di giugno bisogna arrivare a un punto finale e definitivo perché non è possibile che sia stata decisa un anno fa e oggi manchi ancora” ha attaccato Letta. È questa indecisione dell’Ue che, insieme all’austerità, rischia di far implodere il sogno europeo secondo il premier che incalza: “Bruxelles prende decisioni, le annuncia in conferenze stampa con grande enfasi e un anno dopo queste decisioni ancora non sono state applicate. Ecco perché c’è tanto euroscetticismo”. E le conseguenze potrebbero essere gravi: “O c’è una accelerazione o l’Europa così com’è implode. Non bastano i passettini perché i cittadini la faranno implodere nel prossimo voto al Parlamento europeo”.
Ma per diventare più efficiente l’Ue ha bisogno di cambiare il suo funzionamento, e velocemente. “Abbiamo bisogno di un’Europa meno lenta nel recepire le innovazioni politiche e nel tentare vie nuove rispetto a quelle già battute”, e per fare questo “non serve stravolgere i Trattati” ha detto Letta, che comunque guarda al futuro auspicando cambiamenti ambiziosi nel progetto comunitario, perché “senza gli Stati Uniti d’Europa ogni progresso, anche il più ambizioso, rischia di essere svuotato di senso”. Il discorso programmatico è stato approvato da una larghissima maggioranza di senatori, compresi quelli della Lega Nord.
“Condivido integralmente il discorso al Senato di questa mattina del premier Enrico Letta, nel quale egli ha restituito all’Italia in Europa dignità e protagonismo, e ha rilanciato l’Europa quale motore principale per lo sviluppo e la crescita dei popoli”. Lo afferma Gianni Pittella, Vice Presidente del Parlamento europeo a Strasburgo. “Fa bene il presidente Letta – prosegue Pittella – a richiamare le istituzioni italiane ed europee alla missione politica principale: uscire dalla crisi non più richiamandosi a politiche economiche restrittive e deflattive, ma puntando decisamente su misure di finanza pubblica che sostengano politiche attive del lavoro e per la creazione di milioni di posti lavoro per i giovani”. Secondo Pittella “la novità più rilevante nel discorso del presidente Letta sia quel richiamo fortissimo alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa, senza la quale l’Europa stessa perde di senso e di legittimità”
Alfonso Bianchi