Bruxelles – Dopo giorni di polemiche, alla fine è arrivato il momento delle scuse. Il commissario tedesco Günter Oettinger, finito nella bufera per dichiarazioni ritenute razziste e maschiliste, ha deciso (spinto anche da una telefonata con il presidente Jean-Claude Juncker) di fare marcia indietro e “dopo aver avuto il tempo di riflettere sul mio discorso”, ha scritto in una dichiarazione, “ho capito che le parole che ho usato possono aver causato dispiacere e addirittura aver ferito delle persone”. Ciò “Non era mia intenzione”, e per questo “vorrei chiedere scusa per ogni affermazione che non fosse rispettosa quanto avrebbe dovuto essere”. Nel discorso “sono stato franco e aperto, non leggevo un testo scritto”, e “ho usato degli esempi di cui mi scuso ancora se hanno causato sentimenti negativi”, si è giustificato il commissario.
La polemica sul commissario appena scelto dal Jean-Claude Juncker per sostituire Kristalina Georgieva nel ruolo di vicepresidente con delega al Bilancio dopo le sue dimissioni per andare a dirigere la Banca Mondiale, era nata in seguito alla diffusione di un video, girato a insaputa del commissario, in cui quest’ultimo aveva definito una delegazione cinese in visita a Bruxelles “quelli con gli occhi a mandorla” e “con i capelli pettinati da sinistra verso destra con il lucido da scarpe”. Parlando della Vallonia e della battaglia contro il Ceta aveva detto che si tratta di “una minuscola regione governata da un pugno di comunisti”. Oettinger aveva affermato anche che tra le donne “molte hanno il lavoro che hanno soltanto perché sono femmine, solo perché hanno il privilegio delle quote rosa”, e che “il parlamento tedesco sarebbe capace di rendere obbligatorio il matrimonio gay per tutti”.
Nella nota Oettinger lamenta che le dichiarazioni sulla Vallonia “siano state riportate male”, aggiungendo che per lui “non solo è una regione importante e storica dell’Europa, ma anche che contribuisce alla sua diversità politica e culturale”. Della Cina dice invece di avere “grande rispetto per le dinamiche della sua economia”, definendo il Paese “un partner e un duro competitor”.