Bruxelles – Decine di bambini soli, ieri notte sono stati costretti a dormire all’aperto, senza alcun riparo, in una fredda notte di fine novembre a Calais, nel nord della Francia. Sono una parte dei minori non accompagnati che fino a qualche giorno fa vivevano nella cosiddetta Giungla, l’accampamento di migranti sorto spontaneamente all’imbocco del tunnel sotto la Manica. Secondo quanto denunciato da Help Refugees sulla sua pagina Facebook (e testimoniato da alcune foto), i bambini hanno dormito all’esterno dei container nei quali avrebbero dovuto essere ospitati, senza ricevere una degna sistemazione perché non erano stati registrati. Operazione che, secondo Help Refugees, non è stata possibile perché le operazioni di registrazione sono state sospese rimandando verso la Giungla, che nel frattempo è stata data alle fiamme, centinaia di bambini. Il prefetto Fabienne Buccio, denuncia l’associazione, ha detto “missione compiuta”, la Giungla è vuota ma “è una bugia”, accusa l’associazione che si dice “terrorizzata che centinaia di bambini siano stati dimenticati e non ricevano la protezione a cui hanno diritto”.
In totale, le autorità francesi hanno dichiarato di aver ricollocato 4.404 migranti e registrato 1.200 bambini, 233 dei quali dal 17 ottobre sarebbero stati trasferiti nel Regno Unito. Ma secondo gli operatori umanitari in realtà le autorità francesi “se ne sarebbero lavate le mani”: Save the Children, per esempio, esprime la sua “estrema preoccupazione” riguardo i circa 100 minori che non sono stati registrati quando una parte del campo è stata incendiata e i centri di registrazione sono stati chiusi repentinamente. Help Refugees riporta di 300 minori non accompagnati che sarebbero stati cacciati via dai centri di registrazione e rispediti nel campo mentre i fuochi continuavano a bruciare. Alcuni rappresentanti dell’associazione raccontano anche di bambini e ragazzini che tentano, incuranti del fuoco, di salvare i propri oggetti personali dai rifugi in fiamme e la co-fondatrice Josie Naughton parla di “emergenza umanitaria”.
C’è tanta rabbia tra i volontari, che hanno lavorato per tutta la notte per far fronte alla drammaticità della situazione, dal momento in cui le autorità hanno affermato che le operazioni di sgombero erano state completate e i migranti ricollocati. In particolare, un volontario di Care4Calais, ha espresso la sua indignazione dicendo che “è disgustoso” che i minori “non abbiano nessun posto dove andare”. “Hanno chiuso i centri di registrazione e li hanno fatti attendere in coda per ore per poi dire loro di ritornare al campo, che non era sicuro, ha raccontato, sottolineando che ai bambini dovrebbero essere dati “un rifugio, dei documenti e un futuro”.