Dall’inviato
Strasburgo – Si sono spostati dalla Val di Susa a Strasburgo, ma la loro battaglia resta sempre la stessa: fermare la linea ad alta velocità Torino-Lione. Una rappresentanza del Movimento No Tav, insieme agli eurodeputati della Sinistra Unita Gue, Curzio Maltese ed Eleonora Forenza, si è recata al Parlamento europeo per consegnare alla presidenza una sentenza del Tribunale Permanente dei Popoli (Tpp), un tribunale di opinione internazionale che nasce nel 1979 come prosecuzione dell’esperienza del Tribunale Russell II sulle dittature in America Latina promosso da Lelio Basso.
La sentenza chiede all’Italia di “sospendere l’occupazione militare della zona” e ai governi italiano e francese di aprire “consultazioni serie delle popolazioni interessate, e in particolare degli abitanti della Val di Susa, per garantire loro la possibilità di esprimersi sulla pertinenza e la opportunità del progetto e far valere i loro diritti alla salute, all’ambiente e alla protezione dei loro contesti di vita” estendendo l’esame a tutte le soluzioni praticabili “senza scartare l’opzione ‘0’”, ovvero di abbandonare il progetto, “sospendendo, in attesa dei risultati di questa consultazione popolare, seria e completa, la realizzazione dell’opera”.
Il testo della sentenza è stato consegnato ai vicepresidenti Dimitrios Papadimoulis (Gue) e Ulrike Lunacek (Verdi). “È un momento importante per noi, per discutere in questa sede di uno scandalo enorme legato alla politica delle grandi opere in Europa”, ha dichiarato in conferenza stampa a Strasburgo Maltese che ha attaccato Schulz per non aver accettato di ricevere personalmente i delegati del Movimento No Tav: “Si precipita a incontrare ogni uomo di potere e lobby e poi non riceve rappresentanze di cittadini, e non solo in questo caso, il suo è un atteggiamento aristocratico disdicevole”. “Dalla crisi della rappresentanza si può uscire o come vogliono le classi dirigenti, dando più potere agli esecutivi, o in maniera opposta, rendendo sempre più diretta la partecipazione di cittadini e movimenti, la pratica che oggi vogliamo rivendicare con forza”, ha affermato Forenza.
“La militarizzazione della zona l’ho potuta constatare personalmente, quando sono stato in visita in Val di Susa sono stato in interrogato, seguito e fotografato tutto il tempo dai militari”, ha denunciato Philippe Texier, magistrato francese, vicepresidente del Tpe ed ex membro del comitato dei diritti economici delle Nazioni Unite. Per Texier le istituzioni Ue, così come quelle italiane e francesi, “dovrebbero capire che una concertazione seria può non mostrare l’inutilità di questo progetto”, che “potrebbe essere facilmente dimostrata da una inchiesta seria che metterebbe in luce oltre alla sua inutilità anche le conseguenze pericolose per l’ambiente, la salute degli abitanti della Valle”, e quindi la cosa più giusta da fare dovrebbe essere “scegliere l’opzione zero, ovvero abbandonare il progetto”.
“All’Europa chiediamo semplicemente di essere ascoltati, non necessariamente che ci diano ragione, ma devono almeno ascoltarci perché le istituzioni che non ascoltano i cittadini sono destinate a deperire”, ha affermato Alberto Pepino del Movimento No Tav. “Noi ci siamo rivolto al tribunale dei popoli proprio per questo”, ha continuato, “perché per almeno 20 anni sono stati fatti esposti, ricorsi, denunce e richieste a tutte le istituzioni nazionali ed europee, e sono state tutte inascoltate, alcune addirittura ignorate come se non fossero mai state fatte”, e allora “riflettendo sul fatto che succede non solo per la Tav in Val di Susa ma anche per le altre grandi opere ci siamo detti che si tratta di una logica in qualche modo coloniale portata a interno dell’Europa”. La questione della Tav è quindi per Pepino “non è più solo una questione ambientale, ma una grande questione di diritti e democrazia”.