Bruxelles – La Parlamento europeo dichiara guerra ai grassi trans (Tfa), di produzione industriale: in un testo approvato con il voto a favore di 586 deputati, 19 voti contrari e 38 astenuti, si sostiene la necessità che la Commissione introduca delle norme vincolanti per limitare la quantità di questo colesterolo nocivo presente negli alimenti, preferibilmente entro due anni, poiché le semplici etichettature sono risultate insufficienti (si stima che solo un consumatore su tre possieda conoscenze in materia).
I grassi trans sono grassi insaturi presenti negli alimenti ottenuti da ruminanti e negli oli vegetali parzialmente idrogenati prodotti industrialmente. Si trovano soprattutto negli alimenti da asporto, degli oli da cucina, in pizze, salse, popcord e dolci industriali. Il loro consumo è stato associato a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari. L’elevata assunzione di TFA rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di cardiopatie coronariche, che, secondo le stime della Commissione europea, causano ogni anno circa 660mila decessi nell’Ue, ossia circa il 14% della mortalità complessiva.
Il fatto che i grassi trans siano presenti soprattutto nel cosiddetto “cibo spazzatura” e negli alimenti meno costosi (come si nota dalla tabella soprastante) comporta il rischio di un ampliamento delle disuguaglianze sanitarie, essendo la popolazione meno abbiente la più esposta a prodotti alimentari con un contenuto di Tfa più elevato.
Il testo del Parlamento europeo è stato ispirato dalle prime risoluzioni adottate a livello nazionale dalla Danimarca: questo Paese membro, dal 2003 ha ridotto a un limite massimo del 2% il tenore di grassi trans negli oli e nei grassi con risultati considerevoli, documentati da uno studio, nella riduzione dei decessi causati da malattie cardiovascolari (in Ue rappresentano il 14% dei decessi e in Italia la prima causa di morte).
Limiti legislativi alla presenza di Tfa sono stati posti anche in Svizzera (2008), Austria (2009), Islanda (2011), Ungheria (2013), Norvegia (2014) e Lettonia (2015). In Germania, Olanda e Regno Unito sono stati stipulati degli accordi volontari con l’industria alimentare per la riduzione dei Tfa nei prodotti. Misure volontarie sono state adottate anche in Belgio, Polonia e Grecia, mentre Paesi come Bulgaria, Malta, Slovacchia e Finlandia hanno emesso delle raccomandazioni dietetiche.