Roma – “È uno sviluppo positivo” per l’identificazione e registrazione dei migranti che arrivano sulle coste italiane. Fabrice Leggeri, direttore generale della nuova Guardia frontiera e costiera europea che ha preso il posto di Frontex, valuta positivamente l’esperimento al quale ha assistito ieri ad Augusta, in Sicilia, dove è entrato in azione “un hotspot mobile non ufficiale”, che “ha accolto 500 persone” registrandole come previsto dalla normativa Ue.
“Quello che ho visto ieri è un esempio di buona pratica che può diventare un modello” per il futuro, ha indicato stamane Leggeri incontrando a Roma la stampa internazionale. Per poter adottare questa versione mobile del sistema di primissima accoglienza, andranno però individuate delle “soluzioni normative” adeguate, ha precisato, spiegando che si tratta di utilizzare delle squadre di funzionari europei e nazionali, come quelle che attualmente operano negli hotspot fissi, in grado di “operare in diversi luoghi dove avvengono gli sbarchi”.
Quella del direttore della Guardia frontiera Ue è un’apertura a un’evoluzione dei centri di identificazione e registrazione dei migranti, ma non all’idea sottoposta tempo fa al commissario europeo per le Migrazioni, Dimitris Avramopoulos, dal ministro degli Interni Angelino Alfano, il quale prospettava l’apertura di hotspot in mare. “Non abbiamo parlato di questo con le autorità italiane”, ha risposto Leggeri a Eunews, ma “è preferibile che gli hotspot rimangano sulla terra ferma”.
Sulla proposta di Alfano “sta proseguendo la valutazione da parte della Commissione europea”, ha dichiarato Beatrice Covassi, capo della rappresentanza dell’esecutivo comunitario in Italia. Riguardo poi a un’ulteriore evoluzione che preveda hotspot esterni, situati cioè in Paesi terzi, secondo Covassi, l’agenzia Ue potrebbe certamente avere un ruolo importante, anche se “al momento è ancora prematuro parlarne”.
Tra i compiti dell’Agenzia diretta da Leggeri, la nuova normativa – “approvata in tempi record, dimostrando cosa riusciamo a fare come Unione europea quando collaboriamo insieme”, ha sottolineato Covassi – amplia le competenze sui rimpatri. Su questo aspetto “c’è stato un miglioramento”, ha spiegato Leggeri. Basti pensare che “quest’anno, solo come Frontex, abbiamo fatto già 7.800 rimpatri rispetto ai 3.500 dello scorso anno”.
Tuttavia, ha ammesso il numero uno della Guardia costiera e di frontiera europea, “è vero che esiste un problema” con i Paesi terzi che rifiutano di riprendere i propri cittadini arrivati illegalmente in Europa e senza titoli per ottenere asilo. Il punto è che questi Stati “devono capire che se dicono no a un volo di rimpatrio di Frontex, dicono no all’Ue nel suo complesso”. Secondo Leggeri, perché passi questo messaggio è necessario aumentare la collaborazione tra i 28 sull’azione esterna dell’Ue, in modo che un Paese terzo valuti le “conseguenze politiche” di un rifiuto “non solo riguardo alle relazioni bilaterali con questo o quello Stato membro, ma riguardo alle relazioni con tutta l’Unione europea”.
Infine una nota di colore della conferenza stampa. I numerosi giornalisti presenti hanno rischiato di far perdere al direttore della Guardia frontiera europea i propri impegni successivi. “Mi fa piacere che siate venuti in tanti e che abbiate molte cose da chiedermi”, ha detto Leggeri costretto a congedarsi lasciando inevase alcune domande. “Non preoccupatevi, tornerò presto a Roma e sarò a vostra disposizione”, ha promesso rimandando tutti al 18 novembre, quando sarà ospite della terza edizione di ‘How can we govern Europe’, la due giorni di dibattiti sul futuro dell’Ue organizzata da Eunews per il 17 e 18 novembre prossimi alla Camera dei deputati.