Secondo uno studio realizzato per l’Ebs occorre aumentare il Pil in arrivo da questo settore
Fiducia debole nel breve periodo ma dirigenti ottimisti sulle prospettive per l’industria nel lungo
Per restare competitiva a livello internazionale l’Europa deve sviluppare il suo settore manifatturiero. Come? Lavorando su efficienza energetica e innovazione tecnologica ed intercettando il consumatore nonostante un mercato in rapido cambiamento. La ricetta per rilanciare l’economia del vecchio continente arriva dallo European Business Summit in corso a Bruxelles dove questa mattina è stato presentato uno studio realizzato da Accenture su un campione di oltre 500 dirigenti di tutta Europa.
La stragrande maggioranza degli intervistati (82%) pensa che, per essere competitiva nel lungo periodo, l’Europa debba aumentare di un quarto la parte di Pil che arriva dal settore manifatturiero, passando dal 16 al 20%. La fiducia che questo possa accadere è però molto inferiore: il 53% crede che le politiche comunitarie non permetteranno di raggiungere questo risultato.
L’ottimismo per il breve periodo in effetti resta debole, ma i dirigenti sono più fiduciosi per le prospettive a lungo termine: se il 61% crede che per i prossimi tre anni la crisi economica continuerà e che l’Europa dovrà lottare per recuperare, il 64% è comunque convinto che l’industria europea rimarrà competitiva a livello internazionale.
Certo le prospettive cambiano non poco da Paese a Paese. I tedeschi sono fiduciosi sulla competitività dell’industria europea: solo il 10% la reputa non competitiva. Molto meno gli italiani, con un 42% che non la ritiene tale. Ma percentuali di scarso ottimismo simili a quelle del nostro Paese si registrano anche in Gran Bretagna, Francia e Spagna.
“L’Europa non è omogenea e la crisi fa apparire diversi livelli di competitività nei diversi Paesi” commenta questo punto Mark Spelman, Direttore di Accenture. “Anche se questo suscita tensioni monetarie nella zona euro – aggiunge – questa diversità è un bene che l’Europa deve sfruttare per fare ripartire l’industria e mantenere la competitività in diversi settori”
Tre sono, secondo lo studio, le grandi sfide che il settore manifatturiero europeo dovrà affrontare negli anni a venire. Prima di tutto c’è da restare al passo con l’innovazione tecnologica. Più dei due terzi degli intervistati (71%) crede che la Cina, da qui a dieci anni, raggiungerà o supererà l’Europa in questo campo. Altro grande capitolo è quello dell’efficienza energetica: il 58% crede che l’industria europea, nei prossimi tre anni, non sarà redditizia se paragonata agli altri grandi mercati. Nove intervistati su dieci credono che il vecchio continente debba ridurre la sua dipendenza energetica. Infine bisogna fare fronte al cambiamento negli schemi di consumo che, secondo il 71%, avrà l’impatto più dirompente sull’industria europea.
“L’Europa ha bisogno di un’industria forte e competitiva e questo richiede una politica industriale pensata per creare crescita e lavoro” commenta Juurgen . Thumann, Presidente di BusinessEurope. “Dobbiamo uscire dal pensiero del quadro politico comune – conclude – e rimettere la politica industriale al centro della politica dell’Unione”.
Letizia Pascale