Strasburgo – Il fatto che lo scorso Consiglio europeo non abbia optato per delle sanzioni contro la Russia per il suo intervento in Siria “dimostra alla fine che Vladimir Putin era seduto indirettamente al tavolo di Bruxelles”. È l’accusa che il capogruppo del Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber, lancia a diversi Stati europei, compresa l’Italia guidata da Matteo Renzi, seppur non nominandoli direttamente. “Chi ha seguito le discussioni sa chi ha ha spinto di più e chi ha bloccato”, ha affermato per lasciare intendere contro chi si indirizzasse la sua sua critica.
Per il tedesco Weber “è positivo che ci sia stata una posizione su comune sulla Russia”, ma “è debole, mentre il Ppe avrebbe voluto una posizione più incisiva perché l’incisività è l’unica lingua che Putin conosce”. Weber si è detto convinto che “la situazione ad Aleppo dimostra che politica che punta così sulla cortesia è fallita, mentre serve una politica forte nei confronti di Putin”. Invece quando al Consiglio europeo alcuni Stati “mettono sul tavolo gli egoismi economici”, quando lo fanno per “la politica energetica”, allora “significa che Putin è seduto come commensale e questo non va a beneficio di nessuno”, ha concluso Weber.
Critico con le conclusioni del Consiglio europeo anche il capogruppo dei liberali Alde, Guy Verhofstadt, secondo cui “solo una persona è contenta: cioè Putin”. Verhofstadt si è detto favorevole alle sanzioni contro Mosca “per quello che accade in Siria e ad Aleppo. “Non possiamo dire che le sanzioni non servono, vediamo cosa succede in Ucraina”, ha aggiunto.