Bruxelles – C’è sempre la solidarietà al centro delle dibattito tra i leader europei sull’immigrazione: quella che qualcuno ci mette e altri molto meno. Non ha mancato di sottolinearlo il premier italiano, Matteo Renzi, nel corso della discussione sul tema tra i capi di Stato e di governo. Una riunione che, ora che i flussi dalla Turchia si sono drasticamente ridotti, ha guardato soprattutto alla rotta del Mediterraneo Centrale, quella che dall’Africa porta sulle coste italiane, dove gli sbarchi rimangono più o meno invariati rispetto agli ultimi due anni. “L’Italia sta facendo la propria parte, ma in termini di solidarietà da parte di troppi Paesi non ho visto altrettanto impegno”, ha lamentato Renzi chiedendo ai colleghi di avere una “visione strategica”, pur senza insistere sul tasto più dolente, quello delle relocation, i trasferimenti di rifugiati da Italia e Grecia verso gli altri Paesi Ue, che ancora proseguono a rilento. Su questo punto Ungheria e Slovacchia, supportate dalla Polonia, si sono mostrate inamovibili, facendo inserire nelle conclusioni della riunione una nota a piè di pagina per ribadire che la loro posizione, testimonita dai ricorsi alla Corte, non è cambiata.
L’Italia esce comunque abbastanza soddisfatta della formulazione comparsa nelle conclusioni finali approvate dai leader, che hanno riconosciuto “il considerevole contributo, anche di natura finanziaria, apportato negli ultimi anni dagli Stati membri in prima linea”, tra cui sicuramente l’Italia. Una formulazione che apre alla flessibilità sulle spese legate all’accoglienza. I leader sottolineano anche, altro punto importante per l’Italia, la necessità di “maggiori sforzi per ridurre il numero di migranti irregolari, in particolare dall’Africa e migliorare i tassi di rimpatri”. Per il resto la discussione si è incentrata sui Migration Compact, gli accordi a cui l’Ue sta lavorando con i Paesi terzi. L’Alto rappresentante per gli Affari esteri Ue, Federica Mogherini, ha fatto il punto sui progressi compiuti con i 5 Paesi scelti come prioritari (Niger, Nigeria, Mali, Senegal ed Etiopia). I leader hanno concordato sull’importanza di continuare a lavorare in questa direzione e chiesto a Mogherini di tornare a fare il punto al Consiglio di dicembre. Si è discusso anche dell’importanza di proteggere i confini esterni, con la Guardia di costiera e frontiera appena entrata in funzione, e di restaurare quelli interni tornando a Schengen. Su questo punto, i Paesi che mantengono i controlli (Austria, Svezia, Germania, Danimarca e Norvegia), hanno voluto fare entrare nel testo la sottolineatura secondo cui i controlli alle frontiere interne saranno adattati “per riflettere i bisogni attuali”, piuttosto che parlare di rimozione come altri avrebbero voluto.
Prima dell’arrivo al vertice, il premier ha anche incontrato brevemente gli europarlamentari italiani del Partito democratico. Una riunione incentrata soprattutto sulle principali sfide dell’Europa e sul ruolo che l’Italia deve giocare in questo contesto. Renzi, secondo quanto riportato da alcuni partecipanti all’incontro avrebbe anche sottolineato le preoccupazioni a livello mondiale per la tenuta dell’Europa. Inevitabile anche un accenno al referendum costituzionale di dicembre, con il premier che ha chiesto ai deputati di fare campagna anche all’estero oltre che sul territorio perché questo è il momento di mettere in campo tutti gli esponenti del Pd con un consenso reale.