Bruxelles – E se le risorse che richiederà la negoziazione della separazione della Gran Bretagna dall’Unione europea fossero talmente tante da mettere in discussione il funzionamento della macchina dell’Ue? E’ la preoccupazione che ha Luca Jahier, presidente del Terzo gruppo del Comitato economico e sociale europeo.
Jahier. “Credo che ancora non ci si sia resi ben conto di cosa vorrà dire aprire questo negoziato. Mai nella storia dell’Unione si è gestita una questione così legalmente e tecnicamente complessa. La mia preoccupazione è che per questa funzione verranno assorbite le migliori risorse in termini di donne e uomini che lavorano, in particolare, per la Commissione europea, ma anche tutte le altre istituzioni saranno coinvolte, e dunque resterà poco per gestire l’ordinario e anche future crisi. Sottolineo che il negoziato è ‘triplo’, teniamolo presente: tra i Ventisette per stabilire la linea Ue, con la Gran Bretagna per i termini del divorzio, con Gran Bretagna e i Ventisette, questa volta insieme, per immaginare il nuovo più o meno stretto quadro dei rapporti bilaterali”.
Eunews. La Commissione sta già organizzando una struttura, con a capo Michel Barnier, e non sembra molto preoccupata di questo aspetto….
J. “Il presidente Juncker ha richiamato in servizio proprio Barnier, uno dei migliori commissari che si sino visti a Bruxelles negli ultimi dieci anni, al quale sta affiancando i suoi migliori esperti. Non poteva farne a meno. Lo stesso articolo 50 del Trattato di Lisbona è talmente vago… ricordiamo che fu concepito come ipotesi del tutto residuale e che, ci viene spiegato da chi lavorò a quel testo, fu concepito così anche per scoraggiare chi, come la Gran Bretagna, domandava che l’opzione di lasciare l’Ue fosse presente nel Trattato. Ora ci troviamo di fronte all’esigenza di utilizzarlo e ‘scopriamo’ che non fornisce praticamente nessuna indicazione, va riempito di contenuti e procedure perché possa davvero portare ad un esito”.
E. Dunque si parte piuttosto disarmati, sia l’Ue sia Londra?
J. “Una norma generale esiste, ma ora metterla in pratica sarà complicato. Vediamo come è stato difficile anche un semplice negoziato commerciale con un Paese amico come il Canada. Oltre cinque anni di negoziati con una Nazione che rappresenta una quota minima del commercio europeo. Dopo tanti anni di trattative eccolo lì l’accordo, bloccato da uno dei tanti Parlamenti dell’Unione. Con la Brexit come pensiamo di poter concludere positivamente, cioè con l’accordo di tutti, in soli due anni, anche mettendo le migliori risorse?”.
E. E poi lei teme che l’Unione resti ‘scoperta’ di fronte ad altre possibili emergenze?
“Le crisi che potremmo trovarci davanti sono evidenti, pensiamo solo a quel che succederebbe al sistema bancario europeo con un crollo di Deutsche Bank, cosa che appare al momento possibile. Chi se ne occuperà se tanti funzionari saranno concentrati sul sistema bancario britannico e i suoi rapporti con l’Ue? Questo temo: che il negoziato con Londra possa assorbire tutte le energie delle istituzioni, che poi non avranno spazio per gestire altre situazioni complesse”.