Bruxelles – La Corte di giustizia europea ha condannato l’Italia per inadempienza nei confronti della direttiva Ue che stabilisce l’erogazione un indennizzo equo ed adeguato per le vittime transfrontaliere di reati violenti. La norma, in particolare, stabilisce che i cittadini dell’Unione, anche quando non si trovano nel proprio stato di residenza, abbiano diritto a un risarcimento adeguato nel caso subiscano un reato doloso violento (come tale si intendono lo stupro e in generale le gravi aggressioni di natura sessuale, l’omicidio, le lesioni gravi), tale somma deve essere erogata dal Paese in cui si verifica l’atto. Secondo la direttiva, dunque, ogni stato membro deve garantire un sistema di indennizzo per tutte le vittime transfrontaliere di reati violenti commessi entro i propri confini. Lo scopo della normativa è di tutelare la libera circolazione dei cittadini Ue all’interno dell’Unione e di impedire che si verifichino discriminazioni in base alla cittadinanza. Ogni stato membro, perciò, è tenuto a creare un sistema generale che permetta di garantire gli indennizzi a chi subisce un reato sul proprio territorio nazionale indipendentemente dalla cittadinanza della vittima.
Poiché l’Italia non ha provveduto alla creazione di tale sistema, è stata accusata dalla Commissione di inadempienza della direttiva. L’Italia si è difesa sostenendo che “A suo parere, dalla direttiva emerge che gli Stati membri devono unicamente consentire ai cittadini dell’Unione residenti in un altro Stato membro di avere accesso ai sistemi di indennizzo già previsti dalle norme nazionali adottate in favore dei loro cittadini” e pertanto non ritiene le accuse fondate. La Corte di giustizia, al contrario, sottolinea che, se allo stato membro spetta “precisare la portata della nozione di ‘reato doloso violento’ nel loro diritto interno”, tuttavia esso non può “limitare il campo di applicazione del sistema di indennizzo delle vittime soltanto ad alcuni dei reati dolosi violenti”. La Corte, di conseguenza, ha appoggiato la Commissione, sostenendo che l’Italia non ha applicato correttamente la direttiva poiché non ha creato un sistema apposito che garantisca l’erogazione di un risarcimento, in casi transfrontalieri, alle vittime di reati dolosi violenti commessi sul proprio territorio.