Bruxelles – Dopo la vittoria del no al referendum sull’accordo di pace in Colombia Bruxelles ha deciso di congelare i fondi destinati al Paese sudamericano. “Nella situazione attuale non possiamo continuare con l’esborso dei fondi”, ha spiegato il segretario di Stato della Slovacchia, paese con la presidenza di turno dell’Ue, Ivan Korčok, parlando in Plenaria a Strasburgo. I fondi dovrebbero sostenere il paese nel periodo post-bellico qualora venisse siglata la pace tra il governo e l’organizzazione guerrigliera di ispirazione marxista-leninista delle Forze armate rivoluzionare della Colombia, meglio note come Farc. Ma con il no al referendum il percorso verso la pace non è ancora completato.
Parlando a nome dell’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Federica Mogherini, Korčok ha dichiarato che “l’impegno dell’Unione europea nel processo di pace colombiano proseguirà”, aggiungendo che “dopo il referendum le Farc hanno confermato il loro desiderio di continuare a cercare una soluzione pacifica”. È per questo motivo che nonostante l’esito del referendum colombiano resta valida la decisione di togliere per un periodo di sei mesi la Farc dalla lista delle organizzazioni terroristiche.
Nel corso della sessione parlamentare dedicata ai negoziati di pace con in Colombia la maggior parte dei deputati hanno espresso il loro rispetto per la decisione del popolo colombiano, nonostante la tristezza generale sulla mancata fine al conflitto armato più antico dell’America Latina. L’Ue aveva messo a disposizione circa 600 milioni di euro per aiutare Bogota a sostenere quello che sarebbe stato un accordo di pace storico. “La pace non ha fallito”, ha sottolineato l’eurodeputato socialista spagnolo Ramón Jáuregui, co-presidente dell’assemblea parlamentare euro-latinoamericana, che ha esortato l’Ue a sostenere ancora il processo di pace lasciando la Farc fuori dalla lista dei terroristi, offrendo l’assistenza finanziaria al paese e mantenendo il suo inviato speciale Eamon Gilmore.