Roma – “La discussione che dobbiamo aprire il prossimo anno a Bruxelles è sull’esistenza in vita del Fiscal compact”. Per il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, il patto di bilancio stipulato nel 2012 come risposta europea alla crisi economica – e imperniato su una gestione dei conti pubblici orientata all’austerità – “è evidente che non funziona più, nessuno lo sta rispettando”.
L’esponente dell’esecutivo, in una video intervista trasmessa al convegno ‘Accelerare per competere per crescere’ organizzato da Ernst & Young a Capri, ha sottolineato che le regole del Fiscal compact, improntate al rigore, “non stanno funzionando più, in particolare, sul tema degli investimenti”. Secondo Calenda, per costruire “una società che va avanti” servono “incrementi degli investimenti pubblici e privati”, e quelli fatti dallo Stato “vanno considerati fuori dal Patto di stabilità”.
Il titolare dello Sviluppo economico, già rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue, sa che far passare queste idee in sede europea non sarà facile. Si tratterà di condurre “una battaglia politica che puoi fare rispettando le regole”, e per questo “noi abbiamo costruito una manovra strutturata che rispetta le regole”, ha indicato riferendosi alla legge di bilancio, che pare sia ormai pressoché pronta e dovrà essere presentata la prossima settimana.
Tra gli investimenti che l’Italia deve fare per ripartire, Calenda annovera quelli per la diffusione delle connessioni a banda larga. Il governo prevede un intervento con finanziamenti diretti nelle cosiddette ‘aree bianche’ o a ‘fallimento di mercato’, quelle cioè dove le attese di ritorno degli investimenti non sono sufficientemente attrattive per gli investitori privati, e proprio per questo anche la Commissione europea, che considera prioritaria una capillare diffusione dell’infrastruttura a banda larga e ultralarga, non ha nulla da obiettare.
Tuttavia “sono cruciali anche le aree grigie”, ha indicato il ministro, perché lì “c’è il 70% delle imprese”. Aiuti pubblici diretti, in quelle zone, sarebbero però considerati in contrasto con la disciplina europea sulla concorrenza. Dunque, per invogliare gli investitori a intervenire, la strategia è di stimolare la domanda attraverso dei voucher per le famiglie. “Sono uno strumento che la Commissione europea ammette”, ha spiegato Calenda, “ma non si risolve tutto con i voucher”.
“Una parte delle analisi che stiamo facendo”, ha aggiunto il titolare dello Sviluppo economico, “è di considerare una parte degli investimenti in superammortamento”, in modo da garantire degli sgravi fiscali. Su questo, ha rivelato “c’è un ragionamento aperto con Bruxelles”.