Roma – Perché in Europa si torni a dare impulso all’economia, il ruolo dell’Eurozona è fondamentale secondo il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan, intervenuto al simposio ‘Obbligati a crescere’ organizzato oggi a Roma dal quotidiano Il Messaggero. “L’Unione monetaria deve garantire stabilità” dei conti pubblici, “ma deve anche essere funzionale alla crescita e alla creazione di lavoro”. Un obbiettivo, quest’ultimo, che secondo il ministro si scontra con “una governance complessa, che non facilità l’adozione di scelte coraggiose”, ma al contrario “obbliga all’attuazione delle regole esistenti” sulle quali invece “ci sono molti margini di miglioramento”, a partire dalla proposta, avanzata più volte dallo stesso ministro, di una assicurazione europea contro la disoccupazione.
Anche per il suo collega di governo, il titolare dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, esiste un problema di governance, tanto a livello globale quanto a livello europeo. “L’Ue deve avere una governance unitaria soprattutto nella sua proiezione esterna”, ha sottolineato criticando la gestione degli accordi commerciali con gli Stati uniti (Ttip) e con il Canada (Ceta). Per il ministro è urgente intervenire su questo aspetto, perché “l’idea tedesca che fino alla fine del ciclo elettorale” – il prossimo anno ci sono le presidenziali in Francia e le politiche in Germania – “tutto possa rimanere così, non regge”. Se si adotta la linea attendista, ha ammonito, “alla fine del 2017 rischiamo di avere solo macerie”.
Calenda si è detto “non molto ottimista” sul fatto che si possa uscire dallo stallo attuale, e anche l’ex presidente della Commissione europea, Romano prodi, sembra dargli ragione quando denuncia che “siamo in piena rinazionalizzazione della politica europea”. Inoltre, il fatto che “nella Commissione Ue, a livello di funzionari, c’è ormai una germanizzazione”, non aiuta e anzi provoca la conseguenza che “il mutamento della politica europea sta ormai nel mutamento di politica in Germania”.
Ad essere ridiscusse, secondo l’esecutivo sono in particolare le regole sui vincoli di bilancio, che più volte il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha detto di non condividere pur garantendone il rispetto. Ma dal presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli, arriva la richiesta di rimettere mano anche alle regole per il settore creditizio. “La sperimentazione biennale della vigilanza unica”, uno dei pilastri dell’Unione bancaria, “non ha finora rappresentato una svolta per la ripresa” dell’economia. Al contrario, “ha appesantito le misure, che da prudenziali si sono spesso trasformate, paradossalmente, in fattori di ulteriore indebolimento delle banche”, e dunque di freno per l’erogazione di credito al settore produttivo.
Per il numero uno dell’Abi, l’Unione bancaria è “tutt’ora priva delle indispensabili identiche norme di diritto bancario, finanziario, fiscale, fallimentare e penale dell’economia” tra gli Stati membri. Di fronte a ciò, ha indicato, “è indispensabile un chiarimento sulle strategie europee e una verifica dell’esperienza della Vigilanza unica”.