Strasburgo – Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker non è soddisfatto della dichiarazione adottata dal Consiglio europeo informale di Bratislava, ma è comunque un passo avanti, una base sulla quale lavorare per un programma di impegni da prendere entro la fine dell’anno.
Accelera i tempi Juncker, non vuole aspettare le prossime riunioni programmate per l’inizio del 2017 a Malta e a Roma, perché non c’è tempo da perdere. “La Dichiarazione di Bratislava non risponde alle mie aspettative – ha detto questa mattina parlando davanti al Parlamento europeo a Strasburgo – è poco concreta”. La Commissione, ha ricordato, “aveva presentato una proposta di calendario”, che poi è stata decisamente annacquata dai Capi di Stato e di governo, che sono arrivati comunque “ad una buona piattaforma per fare passi avanti”. Juncker però spiega che questo accordo è stato l’unico possibile, non il migliore: “La presidenza ha conciliato tutte le posizioni, e di questo mi congratulo”, ha detto con diplomazia.
Ora però bisogna accelerare. “Dobbiamo fare un accordo interistituzionale per preparare il nostro lavoro entro la fine dell’anni – ha invocato Juncker -. Vorrei che il Consiglio europeo di ottobre senza retorica o dichiarazioni solenni metta a punto un programma che ci faccia avanzare”.
DIGITALE, RIFORMA DA APPROVARE ENTRO L’ESTATE
Juncker ha poi chiesto di approvare entro pochi mesi il pacchetto di riforme per il mercato digitale. “Abbiamo presentato una trentina di misure per il Mercato Unico digitale, e vorrei che Consiglio e Parlamento le approvassero prima dell’estate”, ha detto il presidente della Commissione. Queste, ha ammonito, “sono le uniche riforme possibili e sono indispensabili per fare passi avanti nel digitale”. Juncker vorrebbe poi che ogni Paese fosse delegato dal Consiglio ad applicare le misure perché ogni governo ha strumenti diversi e alle volte molto complessi, “in Germania ad esempio ci sono diciotto ministri coinvolti nelle misure sulla rete radioelettrica”.
IMMIGRAZIONE: REALIZZARE QUANTO DECISO. L’ACCORDO CON LA TURCHIA FUNZIONA
Sul tema dell’immigrazione Juncker ha ribadito la posizione della Commissione: “Bisogna realizzare quanto è stato deciso”. Per la riforma dell’accordo di Dublino sul diritto di asilo, ha ammesso che “dovremo vedere che terreno comune potremo trovare”, nel quadro di una “solidarietà flessibile”.
Per quanto riguarda l’accordo con la Turchia, ha rivendicato Juncker, “funziona, e lo dimostra che nel 2015 c’erano 10.000 profughi al giorno che varcavano il confine con la Grecia, ed ora sono 85”.
E’ po necessario “avviare il prima possibile l’offensiva degli investimenti per l’Africa. Si tratta di 44 miliardi di interventi – ha ricordato Juncker- , e se gli Stati Membri parteciperanno si potrà arrivare a 88. Gli investimenti mirati – ha sottolineato – sono la cosa migliore da fare”.
IL COMMERCIO INTERNAZIONALE “ESSENZIALE PER CREARE LAVORO”
“Non sono un liberista, ma so che il commercio è essenziale per creare posti di lavoro”. Juncker ha parlato anche degli accordi commerciali con i Paesi terzi, senza citare espressamente il TTIP. Il presidente della Commisione ha rivendicato che “l’accordo con la Corea del Sud, varato con la Commissione Barroso, ha permesso di creare in Europa 210.000 posti di lavoro”. Juncker si è dunque augurato che l’accordo con il Canada, il CETA “entri in vigore nel giro di qualche mese”. A breve ci sarà un vertice con le autorità canadesi, ha ricordato, nel quale si pensa di approvare un documento esplicativo, che chiarisca bene i punti dell’intesa. “Con il Canada – ha assicurato Juncker – troveremo le soluzioni alle preoccupazioni che vengono dagli Stati Membri”.
Qualsiasi accordo, comunque, ha sottolineato, “deve contenere accordi per difendere la nostra industria”.