Bruxelles – In Italia è il Sud a trainare il commercio del futuro. Il Mezzogiorno, storicamente immerso in una crisi economica senza fine, si rivela il più aperto alla nuova sfida dell’e-commerce, il commercio on line. Secondo i dettagliati dati elaborati da InfoCamere-Unioncamere sui dati del Registro Imprese delle Camere di Commercio, aggiornati al 30 giugno 2016, dal 2011 ad oggi in cinque regioni del Centro Sud la presenza di imprese e-commerce è cresciuta di oltre il 100%.
Al primo posto l’Abruzzo in cui negli ultimi 5 anni c’è stato un aumento di imprese che vendono su internet pari al 187,8%, poi la Campania con 142,5% in più di negozi on line, Puglia con 137,9%, Calabria 117,6% e Sicilia più 106,8%. Nessuna regione del Nord riesce a superare le percentuali a tre cifre del Centro-Sud, mentre la Valle d’Aosta è l’unica regione che non ha registrato nessuna crescita nel commercio on-line, anzi il numero delle imprese sul territorio che vendono in rete i propri prodotti negli ultimi 5 anni è sceso di 32 punti percentuali.
Restringendo lo sguardo a livello provinciale, i dati di Unioncamere permettono di scoprire che a crescere più del 100% negli ultimi 5 anni sono state 25 province al Centro-Sud e 15 al Nord, mentre a crescere meno del 50%, sono 4 regioni al Centro-Sud e 11 al Nord.
È ancora il Sud Italia a dominare il mercato dell’e-commerce per numero di imprese a conduzione giovanile di “Under 35”. Le prime 4 regioni sono del Sud: Basilicata, Campania, Sicilia e Calabria. Se la regione trainante di questo tipo di imprese, la Basilicata ha avuto un boom di più 52,3%, anche in Italia in generale l’e-commerce giovanile è cresciuto dal 2011 del 27%. Più mista la collocazione geografica per le imprese a conduzione femminile che sono sia a Nord che a Sud, in media oggi in tutta Italia sono il 26,5% in più rispetto a 5 anni fa.
Il Nord, ultimo in tutte le classifiche, si afferma invece per la presenza di imprese a conduzione imprenditoriale straniera. Le maggiori concentrazioni si registrano in Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Liguria e Marche, con una crescita nella prima regione del 15,4% e una media italiana dell’8,7%. In generale, in tutta Italia negli ultimi 5 anni l’economia on line è l’unica ad essere cresciuta a ritmi che l’economia reale non vede almeno da 15 anni. Dal 2011 al 2016 c’è stato in Italia in media un aumento del 90,9% di imprese che vendono in rete.
Eppure, a livello europeo il posto dell’Italia è ancora ristretto. La torta dello shopping online se la contendono principalmente tre paesi: la Gran Bretagna, la Germania e la Francia, che hanno la più grande quota online di vendita al dettaglio nei rispettivi mercati, ma sono anche responsabili dell’81,5% delle vendite in Europa. L’Inghilterra fa da guida con l’81% di utenti che hanno acquistato online nel 2015, seguita da Danimarca e Lussemburgo con, rispettivamente, il 79% e il 78%.
E in Italia? Quanti italiani acquistano on line? Ancora pochi in confronto agli europei. Secondo un rapporto dell’associazione “E-commerce Europe” che rappresenta più di 25 mila realtà di questo tipo sparse in tutto il continente, nella penisola su una popolazione di 60 milioni di abitanti, di cui il 68% degli italiani usa internet (è il 75% a livello europeo), solo 17.7 milioni acquistano on line, circa il 34%, contro il 43% della media europea. Una proporzione che si avvicina sempre di più rispetto al 2015, quando secondo i dati Eurostat negli ultimi 12 mesi il rapporto Italia – Europa era 26-53%. Secondo Unione Camere, in tutto sono 15.855 le imprese e-commerce che operano in Italia, cresciute di molto negli ultimi anni, ma ancora poche nel panorama europeo in cui se ne registrano 800 mila e 200 mila solo in Francia.
Internet, dunque, sembra dare più fiducia a imprenditori e consumatori di quanta non ne dia l’economia reale che in Italia è famosa per scoraggiare chi voglia aprire un’impresa. In realtà i problemi che di solito si incontrano in Italia per aprire un’azienda non sono scomparsi quando questa opera in rete.
Alessandro Belfiglio, giovane imprenditore di 29 anni, ha ideato due anni fa il negozio e-commerce “Abruzzo Natural”, che ha l’obiettivo di diffondere i prodotti enogastronomici e la cultura della regione in Italia e in Europa.
Dalla regione italiana in cui negli ultimi 5 anni l’e-commerce è cresciuto di più, l’Abruzzo, Belfiglio spiega a Eunews.it che “la burocrazia è abbastanza lenta anche per l’e-commerce. Forse ci sono meno costi, perché non è necessario avere un negozio ma serve comunque avere un magazzino di stoccaggio, che rispetti tutta una serie di regole e quindi comporta dei costi”.
Allora perché scegliere l’e-commerce? “Perché nella scala evolutiva dell’economia è il futuro”, dice Belfiglio, “è il nuovo tipo di commercio funzionale”. Tuttavia, la fiducia per l’e-commerce, almeno in Italia, non è così solida soprattutto nel settore alimentare. Secondo il fondatore di Abruzzo Natural, azienda nata nella sesta provincia d’Italia più vitale per l’e-commerce, Chieti, e cresciuta dal 2011 del 180%, “in Italia siamo ancora indietro e nel food ancora di più. C’e’ paura e incertezza per l’e-commerce del cibo, le persone non si fidano della provenienza degli alimenti”. Secondo “E-commerce Europe”, il cibo è il nono prodotto che in Italia le persone cercano online, al primo posto ci sono i vestiti e a seguire gli oggetti per la casa e il giardinaggio.
Nonostante lo scetticismo, negli anni continua a crescere il bacino dei consumatori on-line, come crescono le aziende, anche se non tutte sembrano riuscire a superare il limite del virtuale. “Molte aziende nascono ma non lavorano davvero”, spiega il giovane imprenditore, “aprono il sito internet ma poi non sono vere e proprie aziende. Spesso lo fanno per prendere qualche finanziamento”. La speranza è che il boom dell’e-commerce al Sud non sia un déjà vu di qualcosa di già visto, come il boom degli agriturismi al Sud nati solo per poco tempo, giusto il tempo di ricevere i finanziamenti.