Bruxelles – Continuano le proteste italiane per gli esiti del summit di Bratislava che doveva rilanciare l’Europa e che invece ha sancito una “partenza molto lenta” che può rivelarsi pericolosa visto che “lo status quo è l’inizio della disintegrazione europea”. A farsi sentire questa volta è il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, a Bruxelles per il consiglio Affari generali. Anche in questa sede “ho fatto valere la nostra perplessità per una partenza molto lenta viste le sfide da affrontare e la necessità di dare un messaggio di rilancio del processo politico europeo a Roma 2017”, ha riportato Gozi a fine riunione. “Essendo un maratoneta – ha continuato il sottosegretario – so che quando cominci a correre i primi chilometri se parti troppo lento poi è difficile che arrivi al 41esimo chilometro rispettando gli obiettivi e il tempo che ti eri prefissato”. Per questo “ci pare che la partenza della maratona che da Bratislava deve portare a Roma sia stata troppo lenta”, ha lamentato Gozi, imputando il problema ai “diversi livelli di ambizione” dei diversi Paesi, di cui “alcuni condividono la nostra ambizione e la nostra volontà di dare davvero slancio al progetto europeo e altri sono più prudenti”.
A non andare giù all’Italia, della discussione di Bratislava è soprattutto il capitolo immigrazione. “Ritenevamo che ci fosse una parola che crediamo sia anche interesse della Francia da inserire tra gli impegni dell’Europa per il presente e il futuro” e la parola è “Africa”. Continente che però non si è voluto menzionare preferendo mantenere la dicitura “Paesi terzi”, ha riportato Gozi, secondo cui, sebbene esistano anche questioni sulla rotta asiatica, “la portata dei problemi non è commensurabile” e “dato che non si trattava di conclusioni formali che richiedevano azioni nei tre mesi successivi ma di un dibattito sul futuro dell’Unione è chiaro che la parola Africa doveva esserci”.
Il sottosegretario ha poi polemizzato con i quattro del gruppo di Visegrad che hanno continuato a dichiararsi contrari ad ogni distribuzione obbligatoria dei rifugiati tra gli Stati Ue, chiedendo invece una “solidarietà flessibile”. “Ricordo – ha risposto Gozi – che la flessibilità compare in almeno 18-19 frasi nei trattati Ue e che è un principio giuridicamente vincolante quindi parlare di solidarietà flessibile è una contraddizione in termini non prevista dai trattati”. Secondo il sottosegretario, quindi, il negoziato per la modifica di Dublino che prevede anche la redistribuzione obbligatoria continuerà “ e sarà sia una priorità della presidenza slovacca sia del 2017”.
Sulla possibilità di riuscire ad accelerare il passo rispetto a Bratislava Gozi per il momento si è detto “né ottimista né pessimista”. Il governo italiano, ha assicurato, è “molto determinato a rilanciare l’Ue” e convinto che serva una “reazione molto rapida perché ci sono risposte molto importante che l’Ue deve dare”, mostrandosi “grande sulle cose grandi” che sono ora soprattutto “difesa, sicurezza, immigrazione, crescita e disoccupazione giovanile”, temi su cui “bisogna fare la differenza rapidamente”.