Bruxelles – Il voto di ieri a Berlino come atteso è stato un ennesimo schiaffo per Angela Merkel, con il peggior risultato di sempre realizzato dalla sua Cdu nella capitale-Città Stato.
La sconfitta colpisce anche la Grande Coalizione, l’alleanza tra Cdu e Spd che guidava Berlino e che tuttora è alla guida del governo federale tedesco. I due grandi partiti popolari escono molto ridimensionati dalle urne della capitale, anche se con tutta probabilità Michael Mueller (Spd) resterà il sindaco, ma con nuovi partner. I socialdemocratici si sono confermati il primo partito nella capitale tedesca, ma si tratta di una vittoria triste, che vede il consenso attorno al partito scendere dal 28,3% del 2011 al 21,6% di oggi, un calo di 6,7 punti percentuali. Mai così in basso.
Molto male è andata alla Cdu, il partito di Angela Merkel, che già aveva subito un brutto colpo con il voto di due settimane fa in Meclemburgo Pomerania, dove era stato scavalcato dalla destra populista. Mai a Berlino la Cdu era andata così male: 17,6% dei voti, 5,7 % in meno rispetto a cinque anni fa. Ha evitato solo l’onta di perdere la seconda posizione, ma perderà, verosimilmente, il suo posto nel futuro governo della capitale.
Grande successo invece, come si temeva, per il partito razzista e xenofobo Afd, in città tradizionalmente “rossa”: col 14,2% per la prima volta ottengono seggi. E si conferma il loro successo soprattutto nei quartieri della ex Berlino Est.
Sorpresa per la Linke, il partito della sinistra, che invece fa un notevole balzo in avanti al 15,4%.
I Verdi si avvicinano alla Cdu e anche se perdono un punto, conquistano il 16,4%. Si prospetta dunque una nuova coalizione per il governo locale, tra Spd, Linke e Verdi. Potrebbe essere una prova generale per le elezioni politiche del prossimo anno.
Questo è il quinto risultato consecutivo con il segno meno nelle votazioni regionali e il terzo consecutivo nel quale Cdu e Spd non hanno più assieme la maggioranza.
Oggi Angela Merkel si presenterà davanti ai vertici federali del partito e davanti alla stampa, nel giorno in cui avrebbe dovuto partire per l’Assemblea Generale della Nazioni unite a New York.