Roma – “Un importante gruppo di Stati membri, tra cui il nostro, ritiene che la Commissione europea adotti un approccio sbagliato, troppo rigido e difficilmente applicabile” per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti di gas. Lo ha dichiarato Teresa Bellanova, viceministro dello Sviluppo economico, in audizione davanti ai senatori della commissione Industria di Palazzo Madama.
“Nei prossimi mesi contiamo di continuare il negoziato” con Bruxelles e con gli altri partner europei, ha annunciato la vice di Carlo Calenda, “per convincere gli Stati membri che fin qui non hanno aderito alle nostre proposte, e la Commissione che pur mostrando interesse mantiene perplessità, che la struttura da noi proposta non diminuisce la sicurezza per gli Stati più a rischio ma, al contrario, la migliora”.
Il nocciolo della questione è che il sistema ideato dall’esecutivo comunitario prende a riferimento delle macroregioni composte da tre o più stati membri. Se uno dei componenti della macroregione dovesse avere problemi con le forniture di gas, tanto da non riuscire a rifornire tutti i propri utenti protetti – quelli ai quali non può essere interrotto il servizio – scatterebbe per gli altri Paesi della macroregione l’obbligo di ridurre le forniture ai propri utenti non protetti fino a garantire le forniture obbligatorie nello Stato in difficoltà.
Per l’esecutivo italiano è un sistema troppo rigido e non adeguato ad affrontare al meglio e in modo coordinato le eventuali emergenze. La controproposta è di redigere scenari di rischio e piani nazionali di emergenza legati a possibili eventi negativi a carico di una specifica infrastruttura”. Dal momento che “la sicurezza degli approvvigionamenti fa capo ai governi nazionali”, ha precisato Bellanova, “saranno questi ultimi che, nei rispettivi piani nazionali di emergenza, introdurranno le misure per far fronte a ciascuna situazione di rischio regionale individuata sulle infrastrutture che li riguardano”. La convinzione è che “ciò consentirà anche di dare certezza circa l’applicazione delle misure stesse e di chiarire le responsabilità”.
L’altro punto debole della proposta della Commissione, secondo il governo, riguarda la prima risposta in caso di crisi. Il regolamento prevede si proceda a un taglio della domanda nei Paesi che devono soccorrere il partner in crisi. L’Italia vorrebbe invece che la prima mossa riguardasse un aumento dell’offerta: individuando fornitori di ultima istanza da attivare in caso di necessità, garantendo un utilizzo condiviso degli stoccaggi di mercato e di quelli strategici, procedendo a un uso coordinato a livello regionale dei rigassificatori sottoutilizzati. “Solo qualora queste misure non diano gli effetti desiderati”, ha concluso Bellanova, “si potrebbe ricorrere al taglio della domanda, che comunque non dovrebbe mai interessare le centrali identificate dal gestore della rete elettrica, come essenziali al mantenimento in funzione del sistema elettrico nazionale”.
L’esponente del Mise ha anche annunciato “una proposta negoziale” da parte dell’Italia, con un elenco di “possibili misure di solidarietà tra Stati membri basate sulle esperienze italiane di gestione delle emergenze verificatesi negli anni passati”. Sui tempi del negoziato in Consiglio europeo, “ritengo che difficilmente questo potrà concludersi sotto la presidenza slovacca”, è la previsione della viceministro, perché i Paesi contrari al regolamento sulla sicurezza degli approvvigionamenti di gas “a tutt’oggi hanno una minoranza di blocco. È quindi molto probabile che il tutto passi alla presidenza maltese che, verosimilmente, ne farà il dossier prioritario del semestre”.