Piccolo ragionamento assurdo sulla libertà e i suoi limiti:
“Sono un negro. No, non un nero, proprio un negro. Vivo in questa città multirazziale dove tutti dicono che il razzismo è una brutta bestia e bisogna sgominarlo. E io sono d’accordo. La discriminazione razziale è una porcheria. Io non valgo meno di un bianco. Non ci sono razze, siamo tutti uguali, spiegano giustamente gli scienziati. Ma se questa città è multirazziale, vuol dire che le razze ci sono, che non siamo tutti uguali. Infatti, anche fra noi negri, tutti vogliamo essere diversi. E poi i politici non la smettono di dire che la diversità culturale è una gran bella cosa, che va protetta. Guai se fossimo tutti uguali. E allora io voglio essere negro. Rivendico la mia libertà e la mia differenza. E’ lampante che non sono bianco. Perché allora dovrei mescolarmi con loro, i bianchi? No, io rivoglio l’apartheid. Era una cosa intelligente l’apartheid. Bastava solo che non fosse imposto, che lo avessimo scelto liberamente, noi e i bianchi. Così ognuno stava con i suoi e non c’era da sforzarsi a frequentare gente con cui non si ha nulla da dire e mettere a repentaglio la propria identità. E allora perché non ripristinarlo l’apartheid? Se tutti noi negri siamo d’accordo non è nel nostro diritto? Io voglio andare al parco e avere una panchina solo per negri, dove non sono costretto a sedermi con un bianco. Non ho forse il diritto di stare con chi voglio io? Impedirmi questa libertà è una vera e propria discriminazione razziale. E anche in autobus, io sono negro e voglio un autobus per negri. Oh, certo, a queste mie parole tutti insorgeranno e diranno che sono un razzista e che nego le libertà fondamentali, i diritti dell’uomo, lo stato di diritto. Un momento, qua il negro sono io. Come posso essere razzista? E i diritti dell’uomo? Valgono forse meno i diritti che rivendico io da negro di quelli che rivendicano i bianchi? Quanto allo Stato di diritto, deve fondarsi sulla libertà individuale, non è vero? E dunque se io da negro non voglio mescolarmi con i bianchi, devo averne il diritto. Io voglio vivere in uno Stato che riconosca il mio diritto alla differenza. Anche quando vado al mare, io voglio stare in spiaggia coi negri. Mi dà fastidio avere attorno gente che si spalma di roba per abbronzarsi, per fingersi negri. E’ un’offesa alla mia identità, al colore della mia pelle. Quindi, assieme alle spiagge per mussulmani uomini, per mussulmani donne, quelle per vegani etero e quelle per zoroastriani gay, io voglio la spiaggia per negri. Poi vediamo se ne servirà una anche per negre. Ci diranno loro, le negre. Sennò di cosa stiamo parlando quando diciamo libertà?”
Questo è il pericoloso filo del ragionamento in base al quale indossare burqa e burqini è legittimo se è una libera scelta delle donne mussulmane. Ripristineremmo l’apartheid se ce lo chiedessero i negri?