Berlino – Ad un anno dalle prossime elezioni politiche, la Germania e Angela Merkel ricevono un nuovo avvertimento dagli elettori. Come per le elezioni di marzo 2016 in altre tre regioni, la novità è sempre il partito anti immigrazione Alternative Für Deutschland (Afd) e ancora una volta il voto sembra essere uno schiaffo alla politica dell’accoglienza della cancelliera tedesca.
Afd, fondato solo tre anni fa, basa tutto il suo programma politico sui valori della famiglia, sulla chiusura delle frontiere, sull’euroscetticismo e sulla necessità di una rapida espulsione degli immigrati, tema che in Germania sta riscuotendo sempre maggiore successo. Nonostante la sua nascita recente, Afd ha già conquistato un nono della rappresentanza dei 16 parlamenti regionali tedeschi.
Se questo sia un allarme serio o un voto da tenere poco in considerazione è tutto da vedere; una prima risposta che fornirà una valutazione più precisa della situazione politica ci sarà con le prossime elezioni che si terranno nel 2017 in Saarland (26 marzo), in Schleswig-Holstein (7 maggio) e in Nord Reno-Westfalia (14 maggio) e il responso definitivo poi sarà affidato naturalmente alle politiche di settembre.
Per analizzare il voto della scorsa domenica è bene prendere in considerazione alcuni indicatori che possono aiutare a vederci chiaro. Innanzitutto la regione del Meclemburgo-Pomerania viene da un governo decennale di Große Koalition (Grande Coalizione) tra la CDU (Christlich Demokratische Union) e la SPD (Sozialdemokratische Partei Deutschlands), ovvero i due principali partiti che si sono alleati per formare un “governo della nazione”. Insomma nel Land si ripropone, e quindi si giudica nelle urne, la stessa alleanza che è al governo a livello federale.
Un secondo indicatore è il livello di disoccupazione, che, insieme a quello del Prodotto Interno Lordo, segnala una netta distanza (in senso negativo) da quella che è la media nazionale, ma anche in questo caso è bene ricordare che la Germania, nonostante la riunificazione, vive ancora un’economia a due velocità, con l’Ovest che svolge la funzione di locomotiva e l’Est che insegue continuamente.
Se però il livello di disoccupazione nel 2016 si è attestato con il 9% ad una percentuale ben al di sopra della media nazionale (6,98%) in controtendenza è il livello di immigrazione: nel Meclemburgo-Pomerania, questa regione nel nord-est del Paese, il numero di Ausländer, ovvero stranieri, è ben al di sotto della media tedesca: in tutto sono stati ospitati finora solo 5600 rifugiati.
Questo dato offre un’analogia con le elezioni dello scorso marzo. La Sassonia – Anhalt, il Land dove Alternative für Deutschland ha ricevuto più voti (24,2%) nel Marzo 2016 e dove tutti i maggiori partiti hanno visto una flessione, è anche quello con il minor numero di richiedenti asilo. Più che la presenza di immigrati, sono i possibili flussi futuri che sembrano spaventare, e quindi il voto all’Afd potrebbe essere proprio una richiesta di rigore, per mantenere, o addirittura diminuire, i numeri attuali. È bene inoltre ricordare che, notoriamente, gli Stati dell’ex Germania dell’Est sono quelli che si situano su posizioni politiche spesso estreme, sia a destra che a sinistra.
Afd è un partito che punta a raccogliere il voto degli scontenti, su diversi fronti, e non a caso è riuscito a portare al voto gli astenuti che si sono recati alle urne in maniera molto maggiore facendo salire di ben 10 punti percentuali il numero dei votanti. Lavorando su più fronti riesce a strappare consensi a tutti gli altri contendenti, a destra e a sinistra, ma in particolare alla Spd (17%) e a tutti i partiti di sinistra, a dispetto del suo carattere spiccatamente di destra. Ma anche sul suo fronte naturale è in crescita e, nota positiva della faccenda, la sua crescita ha contribuito a tenere fuori dal Parlamento il Npd (Nationaldemokratische Partei Deutschlands), partito di ispirazione neonazista.
Se una prima analisi forniva un’immagine dell’elettore Afd non istruito, di mezza età e di sesso maschile, sembra ora che questa tendenza stia cambiando, e il partito sta riuscendo a coinvolgere giovani e anziani, uomini e donne con diversi status sociali: alla lotta di classe sta sostituendo una lotta culturale.
Con questo nuovo e temibile avversario c’è da chiedersi quale ruolo vorrà giocare Angela Merkel, che ufficialmente non ha ancora parlato delle prossime elezioni politiche e ancora non è chiaro se si presenterà per chiedere di nuovo la fiducia al proprio corpo elettorale.
Sembra insomma che a perdere i consensi non siano i grandi partiti in sé ma piuttosto la Große Koalition che domina incontrastata il panorama politico tedesco. Se i maggiori partiti hanno perso voti a favore di un partito di recente formazione, questo significa che i tedeschi sono alla ricerca di un’alternativa e l’Afd, che si presenta come alfiere di questa alternativa già nel nome, sta riuscendo in questo intento intercettando il malcontento e l’esclusione, sia sociale che economica.
Non è facile dire se si tratti invece solo di un voto di protesta, e non il segno di un malessere più profondo. Ma Sigmar Gabriel, vice-cancelliere e segretario della Spd, sembra aver capito il messaggio ben prima di queste elezioni, lanciando messaggi ai propri elettori criticando il Ttip e la politica di accoglienza. A Merkel, che già prima del voto aveva chiesto maggiore sicurezza, più polizia e espulsioni più veloci, questa volta non basterà ammettere la sconfitta, ma farà bene a prendere iniziativa, le elezioni sono vicine e il rischio di un partito xenofobo ed euroscettico al Bundestag, non sarebbe un buon segnale, né per la Germania né per l’Europa.