Roma – La Brexit è “una pagina triste”, ma “è una decisione del popolo britannico che noi rispettiamo e che richiede molto buonsenso, tempi chiari e la certezza di un percorso” per i negoziati sull’uscita. Rispettando le attese, è questo il messaggio che il presidente del Consiglio Matteo Renzi consegna a Theresa May, la sua omologa britannica accolta oggi nella suggestiva cornice di Villa Doria Pamphili, a Roma.
Per Renzi è “interesse di tutti avere una ‘time line’ precisa che agevoli il cammino” verso l’abbandono dell’Ue da parte di Londra. Questo “vale per chi resta nell’Ue”, che sarà chiamato a “cogliere l’opportunità” della Brexit “per cercare di rilanciare l’ideale europeo”. Vale un po’ meno per la Gran Bretagna, lascia intuire una May interessata a prendere tempo per consentire al proprio esecutivo di “preparare un piano” ancora tutt’altro che definito.
L’erede di David Cameron a downing street ribadisce di voler “trasformare la Brexit in un successo”, conferma che “lasciare l’Unione europea non vuol dire lasciare l’Europa”, e dichiara di voler “rafforzare l’amicizia con i nostri partner europei”. Fino a quando il Regno unito non avrà salutato gli altri 27, “continueremo a onorare i nostri impegni e mantenere i nostri obblighi”, assicura. E anche dopo, per quanto riguarda i cittadini Ue in Gran Bretagna, “posso garantire che i loro diritti non verranno toccati”, promette. Anche se, precisa, “ovviamente non potrò farlo se non in condizione di reciprocità per i diritti dei cittadini britannici nei Paesi dell’Unione europea”.
Sicurezza, lotta al terrorismo, impegno negli scenari di crisi sono gli elementi sui quali entrambi i primi ministri si sono detti pronti a proseguire nella collaborazione. Renzi sottolinea che “non cambia niente” nell’impegno comune contro il terrore, e May preme per “migliorare la cooperazione tra i servizi di intelligence, condividendo le informazioni in modo più rapido ed efficace”.
Anche sul tema dell’immigrazione i due hanno trovato un punto di incontro sulla “necessità di lavorare insieme sul migration compact e la politica per l’Africa”, riferisce l’inquilino di Palazzo Chigi. Punto di incontro che riguarda certamente gli accordi con i Paesi di origine e transito per ridurre il flusso di migranti e garantire rimpatri e riammissioni, mentre sulla gestione condivisa dell’accoglienza rimane il rifiuto britannico.
Sarebbe del resto impossibile far digerire ai britannici l’accoglienza dei migranti, uno dei temi che più hanno pesato nella vittoria del Leave al referendum del 23 giugno scorso. Anche perché, oltre a tenere fuori i cittadini extracomunitari, i connazionali di May “non vogliono la libera circolazione dei cittadini Ue”, spiega la premier. È un’indicazione che “va rispettata”, aggiunge, anche se “allo stesso tempo dovremo fare buoni negoziati sull’accesso al mercato unico”.
La libera circolazione delle persone è infatti una delle condizioni per poter aderire allo Spazio economico europeo e beneficiare dell’assenza di dazi o barriere anche per merci, servizi e capitali. May conferma dunque la volontà di limitare la circolazione dei cittadini Ue nel suo Paese, e indica che dipenderà dai negoziati quale soluzione verrà individuata. Certamente “non esiste un modello applicabile”, indica tagliando le gambe a ipotesi di modelli norvegesi, svizzeri, Wto e quant’altro è stato ipotizzato finora. Per May, quindi, bisognerà ritagliare una soluzione su misura. I sarti – che per l’Ue saranno capitanati da Michel Barnier – non cominceranno però a lavorare (almeno non in maniera ufficiale) se non dopo la notifica della volontà di recesso da parte di Londra al Consiglio europeo.