Roma – Tra le conseguenze della Brexit c’è “uno svantaggio al quale non si è pensato subito”, nel Regno unito, durante la campagna referendaria: una volta che la Gran Bretagna avrà lasciato l’Ue “non si applicherà il regolamento di Dublino” sul diritto di asilo. Ciò comporta che Londra “non sarà più in grado di rimandare gli immigrati non europei indietro nel Paese Ue di primo ingresso”. Lo ha spiegato il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, in audizione davanti al Comitato Schengen, segnalando però che “anche questo potrebbe essere oggetto di negoziato con i britannici”, nel corso delle trattative sulle condizioni per il recesso dall’Ue, che “prevedibilmente cammineranno in parallelo” con quelle per definire i nuovi rapporti tra l’Uk e i 27.
Per Gozi ci sono poi alcuni settori in cui la Brexit avrà un “impatto minore”, come ad esempio la sicurezza e la lotta al terrorismo, “perché il Regno unito aveva già uno status speciale su questi temi”. Ad esempio, il mandato di arresto europeo “al quale i britannici i britannici avevano deciso di aderire, sarà oggetto di negoziato”. Sulla lotta al terrorismo, dove “la collaborazione è sul piano degli scambi informativi alimentati a livello multilaterale, ad esempio di G6, e bilaterale comunitario”, ha ricordato Gozi, “non dovrebbero esserci particolari cambiamenti”. Così come non sono previste grosse variazioni sulla condivisione delle informazioni relative al Pnr, il registro dei passeggeri, perché “la direttiva prevede già la partecipazione, a determinate condizioni, di Paesi terzi”, e dunque la Gran Bretagna potrà rimanere anche se “come paese terzo e non più come Stato membro”.
Sulla gestione delle frontiere “non cambierà nulla”, è la previsione dell’esponente dell’esecutivo. “Al Regno unito non si applica il regolamento che istituisce il codice delle frontiere di Schengen, né i vari strumenti che fanno parte del cosiddetto ‘aquis di Schengen’”, ha sottolineato. Dunque nessuna variazione, “nemmeno per il sistema dei visti Schengen”, il Sis, “di cui la Gran Bretagna non fa parte.
Quello che “certamente cambierà”, ha sostenuto il sottosegretario, è che sarà “applicabile ai cittadini britannici la disciplina relativa agli stranieri. I sudditi di Elisabetta II “non godranno più dei privilegi della direttiva sulla libera circolazione dei cittadini comunitari”, e se vogliono rimanere in un Paese Ue “dovranno chiedere il permesso di soggiorno”.
Quello della libera circolazione delle persone è un aspetto cruciale perché rientra tra le quattro libertà fondamentali per l’accesso al mercato unico. Su questo Gozi conferma l’orientamento del governo italiano espresso anche dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: “Se i britannici vogliono mantenere un rapporto forte con il mercato unico”, devono accettare che “c’è anche la libera circolazione delle persone” e non solo delle merci, dei servizi e dei capitali. Rimane questo, dunque, uno dei punti più controversi dei futuri negoziati, che non partiranno prima della notifica ufficiale da parte di Londra di voler uscire dall’Ue, conferma Gozi ricordando che la comunicazione “secondo le indicazioni dell’amministrazione britannica non arriverà prima della fine dell’anno”. A meno che, ha aggiunto il titolare degli Affari europei, “la premier Theresa May non comunichi qualcosa di diverso al presidente del Consiglio Matteo Renzi”, nell’incontro tra i due in corso a Roma.