Bruxelles – Fuori, ma saldamente dentro dove le fa comodo. Potrebbe essere questo il futuro del Regno Unito dopo la Brexit nei suoi nuovi rapporti con l’Unione europea? In base alle ultime indiscrezioni (incontrollate e senza alcuna conferma ufficiale) che circolano su un accordo tra Londra e Bruxelles, riportate dal giornale britannico “The Guardian”, sul tavolo dei negoziati ci sarebbe una proposta che già fa discutere.
Il compromesso del quale in tanti giornali scrivono prevederebbe da 7 a 10 anni di sospensione della libera circolazione delle persone verso la Gran Bretagna, pur mantenendo a pieno titolo l’accesso al Mercato unico. “Un accordo di questo tipo è impensabile. Permetterebbe al Regno Unito di accrescere la sua posizione privilegiata già forte: conservando i vantaggi e liberandosi dagli obblighi che ne derivano”. A dirlo è Guy Verhofstadt, leader dei Liberali e Democratici al Parlamento europeo, che avverte: “Gli stati sarebbero matti se accettassero un accordo del genere. Il Parlamento europeo non permetterà mai la sospensione della libera circolazione per un decennio, in cambio di tutti i vantaggi del mercato interno”.
Nonostante le resistenze del presidente francese François Hollande, che la scorsa settimana ha incontrato la Premier britannica Theresa May, e anche di altri Stati membri e della stessa Commissione, qualcuno nell’Unione potrebbe però trarre qualche vantaggio da un simile compromesso. Spaventati dalle conseguenze economiche della Brexit, alcuni Stati potrebbero accettare la proposta britannica per limitare lo shock economico che l’uscita del Regno Unito dal mercato unico rischia di avere sull’economia europea.
Inoltre, mantenere un partner economico come il Regno Unito nella famiglia europea significherebbe che Londra continuerebbe a dare il suo contributo alle casse di Bruxelles, anche se in maniera ridotta.
La proposta che circolerebbe in queste ore se troppo vantaggiosa per Londra rischia, inoltre, di creare dei precedenti e di spingere gli altri Stati membri a chiedere all’Unione anche per loro condizioni di favore. “Cosa impedirebbe agli altri Stati di chiedere di avere le stesse misure eccezionali concesse a Londra”, si chiede Verhofstadt, “Davvero vogliamo che gli euroscettici sparsi in tutta Europa pretendano di seguire l’esempio britannico?”
Non ci sta il leader liberale a concedere a uno Stato che ha deciso di uscire dalla famiglia europea stessi diritti, ma meno doveri. La soluzione per Verhofstadt sta nell’equilibrio tra gli uni e gli altri. “Un nuovo rapporto tra il Regno Unito e l’Unione europea è possibile solo concedendo a Londra uno status che prevede meno obblighi, ma anche meno diritti”, suggerisce l’europarlamentare, “Se ciò non dovesse essere possibile, la soluzione alternativa sarebbe un semplice accordo commerciale tra la Gran Bretagna e il Regno Unito”.
Le opzioni post Brexit restano ancora aperte e il futuro dei negoziati ambiguo. Secondo il leader liberale, la responsabilità di tanta incertezza sarebbe della Commissione europea che “sta affrontando i negoziati per la Brexit allo stesso modo in cui sta gestendo la crisi in Turchia: chiudendo un occhio”.